Un pomeriggio anomalo e amaro per i tifosi della Salernitana, arrivati allo stadio in largo anticipo e in massa per sostenere la squadra del cuore senza mai poter immaginare che l’intera domenica sarebbe stata trascorsa all’interno dell’Arechi. Sono le ore 15 quando, mentre la curva Sud alza i decibel riscaldando l’ambiente, i calciatori lasciano la panchina e rientrano negli spogliatoi. I minuti trascorrono, la partita non inizia, dopo un quarto d’ora arriva il primo annuncio dello speaker: “A causa di problemi tecnici in sala VAR, il match subirà uno slittamento. La gara si disputerà regolarmente, si attende il comunicato della Lega per stabilire l’orario ufficiale”. Da lì una serie di ipotesi: 15:30, 15:45, 16 senza VAR. I capitani delle due squadre pare non fossero d’accordo e optano per prolungare l’attesa sperando nella risoluzione del problema, il solo Martusciello spinge per entrare in campo e giocarsela come ai vecchi tempi e senza l’ausilio della tecnologia. Sugli spalti i fischi iniziano ad essere assordanti e in tanti decidono di abdicare quando arriva la comunicazione definitiva: si parte alle 17:30 in attesa che arrivino gli arbitri Maresca e Miele da Napoli e Nola per una sorta di VAR sul posto utile a mettere a tacere ogni eventuale polemica. Fa caldo, la tensione sale e qualcuno, in tribuna, rivolgendosi al presidente Busso chiede il rimborso del biglietto. “La società di casa non ha alcuna responsabilità” l’annuncio tramite altoparlante. Quando finalmente si inizia, entrambe le tifoserie si uniscono in un unico coro di dissenso nei confronti della Lega: “No al calcio moderno”.
Il Pisa la sblocca subito e i calciatori corrono sotto il settore ospiti per condividere la loro gioia. Lì un altro colpo di scena: buona parte degli ultras nerazzurri arrivati fino a Salerno – quasi 600 – decide di lasciare lo stadio in segno di protesta, un gesto forte che strappa applausi alla Sud di Salerno. E quando Bonacina fischia un rigore a favore degli ospiti grazie alla revisione di Maresca ma sorvola su un paio di contatti sospetti nell’area pisana ignorando le proteste dei locali, ecco che l’Arechi si svuota ancora di più. Al triplice fischio di una sfida infinita sono comunque applausi per tutti. Per l’ex Inzaghi, per la capolista, per una Salernitana in modalità cantiere aperto ma che deve iniziare a guardarsi alle spalle. I numeri, VAR a parte, non mentono mai. 3 sconfitte su 5 pur con un calendario agevole, peggior difesa con 10 gol incassati (13 contando la coppa Italia), due ko su due in campo esterno e una classifica che sarebbe ancor più preoccupante se il Cosenza non avesse subito una penalizzazione. E se è vero che l’obiettivo non è la promozione (occasione persa viste le decine e decine di milioni di euro incassati in estate tra paracadute, riscatti, cessioni e botteghino), è altrettanto vero che la B non perdona e il pericolo è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando si subiscono 2 reti a partita e l’ultimo clean sheet interno risale addirittura al maggio del 2023. C’è molto da lavorare per Martusciello, cui cambi ieri non hanno convinto. Ma anche il mercato in entrata condotto da Petrachi lascia in eredità tanti dubbi, stante l’assenza di un difensore centrale di valore e di un centrocampista di interdizione che manca come il pane. E se il bomber attuale è quel Simy che era fuori rosa fino a un anno fa, i dubbi aumentano esponenzialmente.
Fonte tuttomercatoweb