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Spostare l’attenzione su Inzaghi per celare le vere responsabilità
10/02/2024
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Vogliamo credere che il problema sia Inzaghi? Ok, esoneriamolo. Vorrà dire che, preso uno talmente bravo da essere ancora libero a febbraio, improvvisamente una squadra scadente per la categoria inizierà a vincere tutte le partite. Avrà le sue colpe, intendiamoci, ma se per tutto il mercato la parola d’ordine è stata “rispettiamo l’indice di liquidità” c’è qualcosa di più profondo. La retrocessione è l’ultimo dei problemi: le responsabilità reali sono evidenti e c’è una conferenza stampa del gennaio 2022 che andrebbe riproposta a reti unificate per capire quali siano le domande e le riflessioni da fare. Quelle che qualcuno osava proporre ai tifosi a giugno e luglio subendo improperi di ogni genere dagli stessi che tuttora danno credito a personaggi squallidi e imbarazzanti che prospettavano la salvezza a marzo. Ecco, i seguaci dei falliti che preferiscono le bufale alla verità sono tra i colpevoli principali di un disastro annunciato.
Quanto a ieri. Si dice che i tifosi non vincono e non fanno gol: a Salerno sì! Se ci sono 4000 persone all’allenamento e 19mila sugli spalti che spingono in quel modo, il risultato e l’atteggiamento sono logica conseguenza. A patto che hai un gruppo che tiene alla maglia. A tal uopo: che ci fa ancora Dia in campo che è tra i colpevoli principali? Che se ne possono mai fregare questi giocatori arrivati da poco, fermi da mesi e che, tra 90 giorni, sanno già di andare altrove? Avete visto che, in 24 partite, c’è una “panchina” che dorme, non partecipa, non incita i compagni, non esulta dopo i gol? Ieri è stato un “alto tradimento”, e non certo per il risultato. Ieri, in sala stampa, doveva esserci il presidente. Per rispondere a tante domande, per riconoscenza nei confronti di 19mila persone, per spiegare come si possa passare da proclami di quel tipo all’algoritmo, alle due vittorie su 24 partite e al buco di bilancio. Soprattutto per dire chiaramente cosa accadrà da giugno in poi, a prescindere dall’esito di questo campionato.
E’ già serie B? Diciamo la verità: trovare qualcosa a cui aggrapparsi per crederci ancora è una impresa. Però, in cuor nostro, tutti oggi continueremo a “gufare” Udinese, Sassuolo, Verona e Cagliari. Evitando, però, il paragone con l’impresa del 2022 frutto di quelle due partite recuperate grazie alla dirigenza precedente. Stavolta non ci sono jolly da giocarsi, se non uno: battere sul tema della dignità sportiva. Si deve retrocedere? Ok, risaliremo. E i 4000 di giovedì saranno al Tombolato come a San Siro con la stessa passione. Non così, non senza lottare. Nel 2011, sull’orlo del fallimento, Salerno apprezzò un gruppo di uomini che giocava per amor di maglia e ripagò con 32mila presenze in una finale playoff di serie C. Ognuno si prenda le proprie responsabilità, con l’obbligo morale di lasciare la Salernitana – quando sarà – dove è stata presa. PS ma quelli che, dopo il dramma sportivo di ieri, commentano sulla bacheca di Guardiola elogiandolo per aver vinto con un’autorete e un rigore, che problemi hanno? La Salernitana, comunque, non morirà mai. Avrà sempre la sua gente dalla propria parte, e questo patrimonio va oltre tutto quello che stiamo vivendo da tempo. E che un allenatore portoghese, da Rivisindoli, provava a denunciare imbattendosi poi in assurde tabelle sulla preparazione fisica mentre si rifiutavano le dimissioni del peggior direttore sportivo della storia della Salernitana

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di Popolo Sportivo

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