Spogliatoio in fibrillazione in casa Salernitana. E non è certo una novità, purtroppo. E’ fin troppo evidente che questa squadra non sia mai diventata gruppo e che ci siano troppe persone che vanno per conto proprio senza riuscire a dare un minimo contributo alla causa. Sin dall’estate è successo praticamente di tutto: calciatori che chiedevano di cambiare albergo per assenza di aria condizionata, liti, gente fuori rosa, frecciate tramite social, la fascia ballerina che pure avrà creato qualche malumore. C’è chi pensa che il problema sia la presenza in organico di troppi calciatori stranieri e che, dunque, faticano a parlare la lingua. Questo favorisce la creazione di “gruppetti” e non alimenta quel clima di unità che sarebbe determinante e che potrebbe sopperire anche alle evidenti lacune tecniche per nulla colmate dal mercato e dal direttore sportivo De Sanctis.
C’è poi una parte di squadra che era contraria all’esonero di Sousa. Gyomber, Kastanos, Dia e Candreva – tanto per fare un esempio – avrebbero accettato di buon grado la permanenza del trainer portoghese e avevano provato a parlarne con la proprietà, senza essere ascoltati. E proprio Candreva è il calciatore che sta pagando maggiormente il ribaltone tecnico. Non solo perchè con Inzaghi gioca di nuovo trenta metri più indietro rispetto alla posizione abituale (con due sostituzioni su due) ma anche e soprattutto perchè stiamo vedendo un giocatore più spento e nervoso. Sul web si rincorrono tante ipotesi: liti con i compagni, richiesta di cessione a gennaio. Ad ora tutto questo non risulta. Ma la gestione attuale rischia di dilapidare anche questo patrimonio. In generale risultano tensioni anche ieri nel post Genoa.
Ad ogni modo ci sarebbe stata una riunione questa mattina, voluta dalla proprietà e condotta da chi vive il Mary Rosy tutti i giorni, per individuare le “talpe” e per capire se ci siano mele marce che remano contro. La sensazione è che il possibile arrivo di un nuovo direttore sportivo possa comportare qualche partenza anche eccellente nel mercato di gennaio, durante il quale è lecito attendersi una mezza rivoluzione. La tifoseria, dal canto suo, non esclude una contestazione e ha dato un segnale già dalla gara col Cagliari sostituendo il nome dei giocatori con la parola Salerno durante la lettura delle formazioni. Ci sono, comunque, situazioni evidenti. Nessuno in panchina partecipa per aiutare i compagni, non c’è mezza protesta nei confronti dell’arbitro, quelle rare volte in cui si fa gol l’esultanza è freddissima e nessuno sembra avere carisma e personalità per assumersi responsabilità e fungere da leader in un momento così delicato e con il rischio concreto di chiudere il girone d’andata ultimi in classifica.