Sabatini nel 2022, Sousa nel 2023. Ora Petrachi. A giugno la telenovela è garantita. Stavolta l’indiretto protagonista è Gianluca Petrachi, direttore sportivo che in questi giorni ha incontrato la società granata sia a Salerno, sia a Roma cercando di capire se ci fossero i presupposti per avviare un percorso professionale e se combaciassero le rispettive esigenze. Del resto il suo identikit corrisponde perfettamente al profilo che cerca Iervolino: giovane, ma con esperienza, bravo nelle cessioni, conoscitore di giovani talenti anche all’estero, animato da una gran voglia di ripartire e con la personalità giusta per una piazza calorosa e pressante come quella granata. Prima di fotografare lo stato attuale delle cose, ribadiamo in estrema sintesi quello che abbiamo detto ieri: la firma non è mai stata vicina, non c’è mai stato un sì definitivo nè da una parte, nè dall’altra e alcune persone molto vicine a Iervolino avrebbero manifestato alcune perplessità preferendo orientare le proprie attenzioni su Maiorino. Su cosa le parti non sono d’accordo? Non è un discorso di natura economica: l’accordo, in linea di massima, era stato raggiunto su base biennale a cifre importanti. Tuttavia Petrachi ha chiesto precise garanzie sull’interlocutore di riferimento, sulla delega totale nella scelta dell’allenatore, sul budget a disposizione e sulla possibilità di sposare il progetto della sostenibilità e dei giovani pur chiedendo un sacrificio per trattenere alcuni “big” dell’attuale rosa acquistando un tassello d’esperienza e di spessore per reparto.
Nella mattinata di ieri, l’ex ds di Roma e Torino sperava potesse esserci un ulteriore passo in avanti, tale da limare gli ultimi dettagli. Del resto mancano 30 giorni all’inizio del ritiro e la Salernitana è un cantiere aperto, con tantissimi casi spinosi da gestire e una rosa totalmente da rifondare. Iervolino, però, ha preso tempo. Sia per valutare anche altri dirigenti (tra questi c’era anche Accardi, poi accasatosi alla Sampdoria), sia per capire quali saranno gli sviluppi della trattativa con la Brera Holdings che pare intenzionata a fare la proposta vincolante entro metà mese. E così ci sarebbe stato uno strappo abbastanza importante ma, come rimarcato ieri sera, non tale da chiudere definitivamente le porte. Al punto che Milan, in queste ore, ha provato a ricostruire il rapporto sulla base di un dialogo costruttivo provando a convincere Petrachi che anche un cambio al timone del club non varierebbe di una virgola gli accordi presi e i programmi illustrati con dovizia di particolari l’altro ieri. Va da sè che un dirigente di spessore, fermo da tempo e desideroso di lottare per vincere, difficilmente firma oggi sapendo che domani potrebbe cambiare il presidente. La sensazione è che, pur con una strada in salita, un ultimo tentativo sarà fatto. Poi si virerà con decisione su Maiorino, senza escludere il classico colpo a sorpresa. Hanno perso quota i vari Foggia, Polito (che in questi anni ha comunque fatto ottime cose), Osti e Valentini, che pure è stato proposto da intermediari una decina di giorni fa. Infine nessuna novità sul fronte allenatore. Se non c’è il direttore sportivo, come può una società incontrare un potenziale tecnico? Il nome di Aquilani è tra quelli sondati, ad ora da escludere un ritorno di Inzaghi.