Abbiamo detto più volte nel recente passato che non condividevamo affatto le critiche spesso strumentali nei confronti di Paulo Sousa. La pubblicazione degli orari degli allenamenti svolti a Rivisondoli o Fiuggi nulla aggiunge o toglie alla discussione: un’ora e mezza fatta bene, tanto per fare un esempio banale, vale più di una doppia seduta fatta male. Se in ritiro, causa errori del direttore sportivo, si lavora con gente sul mercato, con la valigia pronta e qualche giovane di belle speranze, è assolutamente legittimo che un tecnico possa dosare le energie senza forzare la mano, onde evitare problemi muscolari che avrebbero ridotto all’osso l’organico. E quella Salernitana, con Sousa, chiuse in crescendo quasi tutte le partite giocate. Aggiungiamo che non può essere certo una dichiarazione in sala stampa sull’effettiva forza della rosa a destabilizzare il gruppo. La vera “colpa” di Sousa è stata quella di trasformare una squadra con dei limiti palesi in una corazzata capace di salvarsi alla grande, tenendo testa a tutte le big ed esprimendo un calcio spettacolare.
Ciò detto e con la speranza che qualche tesserato pensi più ad assumersi le proprie responsabilità che a contattare il collega amico proponendo argomenti atti a sminuire gli altri, vogliamo riconoscere meriti anche a Filippo Inzaghi. Anzitutto i numeri iniziano ad essere migliori. La sua Salernitana ha conquistato tre risultati positivi su cinque, con annesso passaggio del turno in coppa Italia e 11 reti segnate in gare ufficiali. Va meglio anche sulle palle inattive a sfavore: facendo i dovuti scongiuri, gli avversari non sono riusciti a segnare nè su punizione, nè su calcio d’angolo e questo certifica il lavoro certosino svolto dallo staff tecnico, nel quale spicca la figura di un ex difensore di livello come D’Angelo. Sul piano atletico i dati a disposizione del mister testimoniano una crescita collettiva e individuale non indifferente, anche sul piano mentale il gruppo appare carico, concentrato, finalmente pronto a remare nella medesima direzione.
Analizzando le singole prestazioni, possiamo altresì dire che è stato un crescendo costante. Col Cagliari forse la più brutta, ma con doppia rimonta nel finale e quel punto che oggi pesa tanto. A Genova, dopo un primo tempo pessimo, ci fu una ripresa quasi a senso unico. Col Napoli un solo tiro in porta, ma 80 minuti alla pari dei campioni d’Italia e torti arbitrali che indirizzarono da subito il risultato. Col Sassuolo un tiro al bersaglio verso Ochoa, ma anche due gol di pregevole fattura, un approccio importante e quel rigore negato nel finale che grida vendetta. E ora il 2-1 sulla Lazio, meritatissimo. Del resto quando uno che ha vinto Champions, scudetti e mondiali esulta per il pari di Kastanos come fosse un ultras, è fin troppo evidente che il gruppo lo seguirà e correrà il doppio anche per lui. Fidiamoci di Super Pippo, dunque. Uno che vuole aprire un ciclo a Salerno e che, salvando i granata, può entrare di diritto nella storia.