Originariamente prevista per fine giugno, la presentazione della campagna abbonamenti è slittata di qualche giorno. L’amministratore delegato Maurizio Milan si era espresso così due settimane fa: “E’ tutto pronto, stiamo aspettando soltanto l’ok delle autorità competenti per comunicare le modalità d’acquisto. Abbiamo previsto iniziative ad hoc, speriamo di poter contare sull’appoggio della tifoseria”. Per ora, in quel di Rivisondoli, ci sono pochissime persone, al punto che il famoso villaggio dedicato ai più piccoli è stato annullato così come altri eventi che erano stati pensati per intrattenere i tifosi nelle ore serali come accadde l’anno scorso. Altro segnale tangibile dell’allontanamento della società nei confronti dei colori granata. Ed è facile prevedere che, stavolta, non ci sarà la caccia all’abbonamento. Un anno fa, pur con zero acquisti di spessore e un ritiro ricco di polemiche, furono in 11mila a dare fiducia a scatola chiusa. 8200 invece nel 2022-23. Stavolta, salvo iniziative mirate per i vecchi abbonati e promozioni formato famiglia che prevedano un iter meno complesso, si rischia davvero un numero esiguo e un Arechi vuoto. Sul web il tam tam mediatico è quotidiano, per la serie “Se prevale la politica della sostenibilità e del risparmio, iniziamo noi a non spendere soldi per i carnet”. Su questo, però, non c’è una presa di posizione ufficiale da parte dei rappresentanti della tifoseria. Solo con una linea compatta e univoca si potrebbe spingere su questo tasto, viceversa ultras e club potrebbero comunque decidere di abbonarsi per amore della maglia e non certo per chi la sta rappresentando.