Chi fa questo mestiere ha l’obbligo di raccontare i fatti e poi di esprimere delle opinioni. Anche a costo di essere impopolare o di inimicarsi qualcuno. Se fatto in buona fede, senza offendere nessuno e per il bene della Salernitana è un dovere uscire allo scoperto. Un po’ come due estati fa quando, respirando il clima pesante in quel di Rivisondoli e ragionando sulle notizie in nostro possesso, profetizzammo l’esito nefasto del campionato di A. Oggi, a giochi ormai fatti e con la Salernitana più brutta della storia che è diventata un ricordo lontano, riteniamo che debba suonare un altro campanello d’allarme. Perchè è inspiegabile che il presidente della Salernitana non sia stato presente all’Arechi limitando la sua vicinanza fisica ad una capatina al Mary Rosy dopo una vittoria e in un momento di serenità e fiducia collettiva. Non c’è stato un solo coro contro, nè uno striscione offensivo. Si era detto che “rimarrò a Salerno se ci sarà l’amore dei salernitani”. Cosa devono fare di più? Possibile che davanti a uno spettacolo di pubblico quel genere ci sia ancora il dubbio “vendo, non vendo”? Come si può passare da Cavani, zona sinistra, 30 milioni per Pinamonti e sogno europeo ad algoritmo, 16 punti, peggior campionato della storia e tre sessioni di mercato pessime?
Tra le tante cose dette nel giorno della conferenza di presentazione, ce n’è una che ricordiamo in modo particolare. Un passaggio attraverso il quale si spiegò l’esonero di Fabiani: “La Salernitana non è una normale azienda che si può gestire da dietro una scrivania. Vanno rispettati i sentimenti del pubblico, di una piazza straordinaria che ha una passione travolgente e che merita rispetto. Non si può parlare poco e male con i giornalisti e con i tifosi, il vero valore aggiunto del club. Noi vogliamo un sinallagma d’amore e un rapporto osmotico, solo insieme si può vincere”. Tutti rimanemmo incantati da quelle parole dopo anni di vittorie offuscate da rinfacci, palloni restituiti, cavallucci a dondolo e storia puntualmente sminuita. Iervolino entrò da subito nel cuore dei tifosi perchè gli brillavano gli occhi quando parlava della Salernitana, con post da brividi sui social e una famiglia emotivamente super coinvolta. E non c’è striscione post Bologna che tenga rispetto a una metamorfosi del genere. Dopo la fine del campionato, nessun esponente della società e della dirigenza ha preso parola in sala stampa, ha chiesto scusa, ha fornito spiegazioni o/e rassicurazioni. Nemmeno un signore come Maurizio Milan che, fino a novembre era ospite dei club per ascoltare proposte, rispondere alle domande, mettersi a disposizione senza nascondersi anche a cospetto di ragionamenti più “scomodi”.
All’epoca dei fatti doveva essere Colantuono a commentare la partita, non toccava a Candreva andare sotto la curva. Fare i giri di campo battendo la mano sul petto è bello ma anche facile quando si vince. E ora? Iervolino ha regalato alla città e al pubblico due salvezze straordinarie, stava diventando per davvero il presidente più amato di sempre e, in fondo, ritrovasse anche solo la metà di quell’entusiasmo potrebbe trasformare da subito mugugni in applausi. Ma ora basta silenzi, è tempo di uscire allo scoperto. Per i 1000 di Reggio Emilia, per i ragazzi che hanno stravolto orari lavorativi trascurando le famiglie per realizzare scenografie memorabili, per i 20 che al freddo e al gelo lo aspettarono per un saluto post conferenza nel gennaio 2022, per chi gli ha dedicato club, per chi domenica prossima ha deciso di esserci pur con un terzultimo posto in B.
Fonte tuttoSalernitana