La Salernitana ha una rosa incompleta. Lo stiamo dicendo da settimane, il campo purtroppo ci sta dando ragione. I numeri, al momento, bocciano in parte l’operato del direttore sportivo Gianluca Petrachi che, al netto dei paletti imposti dalla proprietà, ha perso tre partite su sette vincendone una su un’autorete grazie a un calciatore che non ha portato lui e un’altra contro l’ultima in classifica, in entrambi in casa col pubblico che ha dato un grosso contributo alla causa colmando le lacune tecniche con una spinta che ha fatto la differenza. Abbiamo detto più volte che questo gruppo ha cuore e senso d’appartenenza, lo ribadiamo anche oggi. Tuttavia questa squadra ha una prevedibilità palese, mantiene un possesso di palla sterile e fa tremendamente fatica quando deve cambiare impostazione in corso d’opera a causa delle carenze numeriche e qualitative che contraddistinguono tutti i reparti. E’ evidente che servisse un altro centrale di spessore al posto di Bronn, è chiaro a tutti che manchi un centrocampista dedito all’interdizione e che il vice Amatucci andasse preso per non gravare sulle spalle di un ragazzo ormai studiato dagli avversari e ben contenuto. Non vogliamo giudicare o bocciare nessuno, ma siamo certi che – pur con i limiti imposti dalla proprietà – non ci fosse di meglio tra Velthuis, Njoh, Tello, Braaf e Dalmonte? Non è tempo per i processi e ribadiamo che, sulla carta, l’undici titolare è di discreto livello per la categoria .Quel che dispiace è che l’ambiente si è rapidamente abituato all’idea di vivere una stagione d’assestamento quando c’erano risorse e obblighi morali tali da dover pretendere tutti, da subito, l’allestimento di una corazzata, con i soldi del paracadute che sarebbero stati sufficienti per aggiungere quei 2-3 ritocchi di spessore che mancano. Ci chiediamo, a tal uopo: ma chi ha parlato di mercato eccellente lo ha fatto tenendo conto degli incassi della proprietà o del valore della rosa?
Fonte tuttoSalernitana