Contro lo Spezia era suonato un primo campanello d’allarme, ma in tanti attribuivano al maltempo la presenza di pochi tifosi sugli spalti rispetto agli standard abituali. Stasera, però, l’Arechi presenterà un colpo d’occhio desolante e certo non può bastare la scusante del turno infrasettimanale e dell’orario serale per giustificare una vera e propria fuga dagli spalti. Il dato della prevendita parla chiaro: circa 3500 biglietti venduti a 24 ore dalla gara col Cesena, con ampie disponibilità anche per il settore curva Sud che, per la seconda partita di fila, non sarà sold out. Che cosa sta succedendo? E’ evidente che il pubblico ha percepito l’ulteriore ridimensionamento attuato da una società che, pur riapparsa sulla scena, ha ribadito la necessità di portare avanti un progetto sostenibile e che punti alla promozione in serie A entro tre anni e non immediatamente come, ad esempio, è accaduto a Genoa e Cagliari o come ha fatto il Sassuolo la scorsa estate, con offerte milionarie rifiutate per i calciatori migliori “perchè a noi interessa tornare in massima serie, non monetizzare”. Rispetto alle primissime uscite stagionali, la Salernitana ha perso qualcosa come 6000 tifosi. Dai 15mila contro Sampdoria e Pisa ai 9000 di oggi, con tribuna e distinti quasi vuoti; grossomodo quanti assistevano alle gare dei granata ai tempi della Prima Divisione a cospetto di avversarie come Martina Franca, Savoia, Melfi e Lupa Roma. Assodato che i tempi sono cambiati e che, per una miriade di motivi, l’Arechi pieno a prescindere è solo un lontano ricordo, possiamo dire che questo progressivo allontanamento dai gradoni dovrebbe rappresentare argomento di discussione per una società che non ha ancora quasi mai attuato le iniziative promozionali nei confronti di famiglie, scolaresche, associazioni, giovani, abitanti della provincia e scuole calcio.Se poi anche tesserati freschi di nomina continuano ad attuare, anche all’insaputa dei superiori, la politica della divisione negando accrediti o battibeccando con i titolari di pagine facebook, allora c’è poco da stare allegri. Tra porte chiuse, giorni limitati per chiedere autografi ai calciatori, prezzi alti, no al dialogo con la tifoseria organizzata, “Daspo” giornalistici e reiterata assenza ad eventi importanti per la città e per la tifoseria, è evidente che non ci siano proprio le basi per sperare in un pienone, se non quando arriverà il Bari e si muoveranno in almeno 4000 dalla Puglia. D’altronde, con una proprietà che ha attuato la politica del risparmio, una squadra che gioca maluccio, un direttore sportivo che non ha completato l’organico, un allenatore in discussione e una classifica che parla addirittura di zona playout, è comprensibile che la piazza risponda con freddezza, complice anche una ferita ancora sanguinante legata al pessimo campionato scorso. A pensarci bene 9000 spettatori sono anche troppi.
Fonte tuttoSalernitana