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L’acquisto di un attaccante non dipenda da Dia e dai suoi mal di pancia
22/01/2024
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Botheim, Ikwuemesi, Stewart, Tchaouna, Simy. Leggendo i nomi che compongono il reparto offensivo, vien da chiedersi come ci si possa meravigliare della sterilità della Salernitana. Negli anni scorsi la società aveva speso tanto e puntato su calciatori di spessore: Djuric e Bonazzoli trascinarono i granata verso una straordinaria salvezza, Piatek ha segnato poco ma forniva un contributo fondamentale rappresentando la spalla ideale per Boulayè Dia.

Senza dimenticare che, alle loro spalle, agivano calciatori come Ribery e Verdi che riuscivano spesso a indovinare la giocata giusta per mettere le punte in condizioni di far male e di calciare in porta. Oggi si fa tremendamente fatica a segnare, la partita di ieri ha confermato ancora una volta che la Salernitana ha bisogno di un attaccante di alto livello per non vanificare la mole di gioco prodotta e in tanti cross che arrivano dalle fasce.  Eppure l’orientamento della dirigenza e della società pare non sia cambiato: si andrà su una punta valida soltanto se Dia dovesse trovare una sistemazione e se, nelle casse, entrasse una somma importante. A nostro avviso, però, bisognerebbe intervenire a prescindere, altrimenti la strada verso la salvezza sarà ulteriormente in salita. Ci affidiamo, dunque, all’intelligenza e alla capacità di Sabatini affinché tiri fuori dal cilindro il pezzo da novanta.

Su Dia vorremmo fare una riflessione. Se oggi la Salernitana naviga in cattive acque, lo deve anche ai mal di pancia di un giocatore che deve tanto a Salerno, a Iervolino e alla Salernitana ma che, la scorsa estate, chiese a gran voce di andare via portando sul tavolo delle trattative offerte tutt’altro che convenienti per la società. Da quel momento non si è capito più nulla, tra problemi muscolari e rientri tardivi in sede che hanno compromesso il rapporto con la piazza.  A questo punto la soluzione migliore, per tutti, sarebbe cederlo anche accettando – purtroppo – cifre ben diverse da quelle ipotizzate. Ieri un campione vero, di 37 anni, ha pianto dopo la sconfitta e ha corso dal primo al centesimo come fosse un ragazzino. Altri facevano già parte della Salernitana quando non c’era una società eppure si giocava col cuore senza mai tirare indietro la gamba.

Ecco, ci chiediamo quanto possa essere controproducente per lo spogliatoio e per l’ambiente provare a ricucire lo strappo con chi ha sempre lasciato intendere che Salerno fosse una seconda scelta offrendo prestazioni scadenti e segnando appena 4 gol in tutto il girone d’andata. Questa squadra ha bisogno di giocatori e di uomini che lottino, che vedano nella Bersagliera una prima scelta e non un trampolino di lancio verso altri lidi. Si scrivano i titoli di coda di questa telenovela stucchevole e triste.

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di Popolo Sportivo

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