Torna a parlare Maurizio Milan. Lo fa nel momento in cui la società decide di riaprirsi alla città partecipando ad un evento culturale che ha richiamato comunque l’attenzione di numerosi sportivi salernitani. Nel suo discorso sono emerse una serie di cose che rappresentano motivo di riflessione e di confronto negli ambienti del tifo granata. C’è chi è contento che Iervolino stia ritrovando serenità e spera in un ritorno sulla scena a suon di investimenti. Chi auspica una cessione rapida del club perchè deluso dalle tante promesse non mantenute e dalla scelta di defilarsi dopo una retrocessione di quel genere. E c’è chi, pur condividendo la scelta di gettare acqua sul fuoco rispetto a quella prima lettera dell’alfabeto pronunciata senza paura dal capitano Sepe, ritiene che sarebbe un delitto sportivo non rinforzare la rosa a gennaio approfittando di una situazione di totale equilibrio e di una serie B che, Sassuolo a parte, non sembra abbia padroni in grado di sbaragliare la concorrenza a mani basse. La duplice domanda non cambia. Anzitutto: possibile che chi prospettava un futuro europeo alla Salernitana non possa, da subito, ambire al ritorno in massima serie allestendo uno squadrone? Ancor di più dopo aver incassato 25 milioni di euro dal paracadute e un’altra 20 tra cessioni e riscatti, con quasi 2 milioni già arrivati dal botteghino, circa 5 dai diritti tv e un monte ingaggi abbassato del 70%. Petrachi e la Lazio, inoltre, garantiranno introiti fino a giugno 2026 attraverso le operazioni Tchaouna-Dia, nelle quali il contributo indiretto di Lotito e Fabiani è stato determinante per mettere a posto anche i bilanci. Come abbiamo sempre detto, l’undici titolare è competitivo ed è stato affidato a un allenatore preparato, capace di creare un grande gruppo con l’ausilio di un ds aziendalista che non fa gettare soldi dalla finestra nè per gente a fine carriera nè per calciatori arrivati dall’estero e vincolati alla Salernitana da quinquennali da un milione netto. E allora speriamo davvero che si possa trasformare l’amarezza in orgoglio e ritrovare l’entusiasmo perduto apparentemente senza un motivo valido.
Altra domanda: si può pensare ad un progetto triennale ammettendo contestualmente che c’è la volontà di sedersi attorno ad un tavolo con potenziali acquirenti per trattare la cessione della Salernitana appena 3 anni dopo averla presa in A, con bilanci a posto e per una cifra a quanto pare assai inferiore al reale valore per le note vicende che conosciamo? In un progetto triennale, si prendono anzitutto giocatori di proprietà. Invece, guardando lo status attuale dell’organico, c’è il rischio concreto di ritrovarsi a giugno con un parco giocatori del tutto da ricostruire e i migliori che torneranno alla base. Si vuole dare un segnale? Allora si provi sin da oggi ad imbastire una trattativa con la Fiorentina per acquistare Amatucci, si ragioni col Verona per Braaf, si costruisca il progetto attorno a giocatori come Ferrari, Stojanovic, Verde e Adelaide blindandoli sin da oggi. Viceversa si farebbe fatica a vedere concretezza in un percorso di tre anni che la tifoseria sta accettando con maturità pur consapevole di meritare ben altro. E se Iervolino, tra un impegno e l’altro, trovasse uno spazio nella famosa agenda, faccia un salto allo stadio e guardi quella curva. 15mila dentro, 1500 fuori, dopo una retrocessione di quel tipo e con un ridimensionamento in atto: davvero si deve aspettare tutto questo tempo per ripagare l’amore smisurato della gente?