Se riavvolgiamo il nastro e ascoltiamo le conferenze dei mesi e degli anni scorsi, potremmo notare tutti che siamo a cospetto di un copia e incolla che ormai ha stancato la tifoseria. “Faremo il massimo”, “Impareremo dagli errori”, “Abbiamo scelto un grande professionista e un ottimo direttore sportivo” e via con tante rassicurazioni che poi puntualmente sfociano in una retrocessione. Ove mai questa società non se ne sia resa conto hanno avuto la capacità di prendere per pochi milioni una squadra in A, con bilancio in attivo e al termine di un percorso vincente e riportarla a Cava e Caserta.
E non c’è nessun cambiamento se al tavolo della conferenza non si presenta il presidente Danilo Iervolino. Facile parlare esclusivamente con la stampa nazionale, quella che si concentra soprattutto sulla vergognosa vicenda playout pro Samp e che magari è meno preparata su altre tematiche. Ci piacerebbe chiedere, ad esempio: dove sono gli investimenti per il centro sportivo, Cavani e Mertens, la zona sinistra della classifica in A, il sinallagma con la piazza, la simbiosi con i giornalisti locali, il brand internazionale per lo stadio, il super settore giovanile?
E ancora: cosa è successo dalla serata di Piazza della Concordia ad oggi? Come si può passare da Sousa a Liverani, da mercati costosi all’algoritmo e a Ikwuemesi, dai cuoricini al totale silenzio nei confronto di una tifoseria che, tutto sommato, non è andata oltre qualche striscione di protesta molto più morbido rispetto ai contenuti che quotidianamente doveva sopportare la miglior società della storia, mediaticamente massacrata anche quando portava i granata dall’Eccellenza alla A mettendo due coppe in bacheca e riportando il marchio sulle maglie. Se davvero si vuole cambiare registro si indica una conferenza stampa vera, magari anche con la presenza dei rappresentanti della tifoseria. Si parli chiaro alla città e alla provincia, andando oltre il ritornello del “presidente che ha speso di più” (ma che ha incassato decine e decine di milioni): il soliloquio sul sito ufficiale dopo la vittoria con la Cremonese non è stato dimenticato da nessuno e, anche in quel caso, è un’intervista ahinoi stroncata dai fatti che si sono susseguiti nel tempo.
Petrachi? Malissimo. Valentini? Ancora peggio. Gruppo di uomini? Spogliatoio ancora più anarchico della stagione precedente. Progetto triennale? Tutti prestiti, gente a fine carriera o reduce da infortuni, con quattro allenatori che si sono avvicendati in 6 mesi. Se non è un record poco ci manca. Senza dimenticare un ritiro fatto con 20 calciatori su 23 con la valigia in mano e Martusciello che faceva fatica ad arrivare a undici nelle esercitazioni tattiche. C’è un solo modo per poter provare a riportare la gente dalla propria parte: allestire una corazzata. Prendendo gente di categoria superiore, forte, di spessore, che può consentire alla Salernitana di distruggere il campionato a prescindere dal girone. Il Trapani partirà da -8 eppure sta formando una fuoriserie per la Lega Pro, ci sono realtà che non badano a spese e altre che ripartiranno da una base solida. Qui, invece, l’ennesima rivoluzione e uno zero nella casella degli acquisti quando mancano dieci giorni alla partenza per il ritiro. Faggiano non accetti di pensare prima alle cessioni e porti a Salerno calciatori validi, magari anche quei Cicerelli, Di Tacchio e Casasola che quantomeno trasmetterebbero senso d’appartenenza. Un po’ come quel Sasà Avallone che è stato limitato nel suo raggio d’azione anche dagli ultimi arrivati (che s’atteggiano a professori di mandolino) e che viene messo in discussione proprio per dare la mazzata finale al morale sotto i tacchi dell’ambiente. Il tempo stringe, tra un mese e mezzo sarà già campionato. Vogliamo iniziare a dare un segnale (Tesser era poi così male o costava troppo?) o si sposterà l’attenzione parlando del TAR dopo i ritornelli della curva Nord?