Partiamo da una premessa e da un discorso assolutamente generico: chiunque chieda di andar via va accompagnato alla porta senza alcun tipo di rimpianto. La Salernitana ha bisogno di calciatori che pensino esclusivamente ai colori granata senza velleità di alcun genere e sono sempre loro a dover dire grazie per la visibilità e lo spazio che garantisce una piazza del calibro di Salerno.
Nel caso specifico, l’addio di Mazzocchi non ha sorpreso nè scosso più di tanto la piazza: fatta eccezione per le ultime partite, il difensore aveva disputato un brutto girone d’andata e talvolta parte della tifoseria lo aveva fischiato o criticato sui social. Anche in passato, inoltre, si era parlato con insistenza della possibilità che lasciasse Salerno prima della naturale scadenza del contratto: nell’estate del 2022 fu Iervolino a risolvere un caso che era diventato spinoso.
Il prossimo dovrebbe essere Boulayè Dia, per il quale sono arrivate 4 proposte ufficiali per un valore non pari alla clausola ma ritenuto sufficiente da Sabatini. Ciò detto. Ad ora contro la Juve si giocherà senza Dia, Kastanos, Mazzocchi, Pirola, Coulibaly, Cabral e Ochoa. 4-5 giocatori sono stati bocciati e andranno ceduti. Tradotto: la squadra è numericamente ridotti all’osso e la classifica imporrebbe acquisti in tempi rapidi.
Se, al completo, occorrerebbero 7 rinforzi di spessore, figuriamoci in queste condizioni. Ci saranno quasi 30mila spettatori sugli spalti a costi elevati, la società è chiamata a dare un segnale concreto dopo il mercato estivo assolutamente insufficiente e culminato con l’addio di De Sanctis e di un allenatore che lanciava da Rivisodoli segnali inequivocabili.
E’ sicuramente legittimo che un presidente voglia introitare quanto spende per portare avanti la politica dell’autosostenibilità, sia chiaro, ma – come ha riconosciuto Sabatini – non si può pensare di ripianare le perdite nel mercato di riparazione e con una squadra ultima. Il direttore generale è la garanzia assoluta, ma il budget e le strategie dipendono dal presidente.
Dopo tante belle parole e un comprensibile sfogo dopo la contestazione, il patron deve ora mettere in preventivo qualche sforzo economico per tentare di difendere la categoria. E prendere qualcuno prima di domenica sarebbe un bel segnale. Siamo certi che alla fine la dirigenza allestirà una rosa competitiva per provare l’impresa, alla proprietà il compito di ripagare la fiducia dei 500 di Verona e ei 15-16mila che sostengono sempre la squadra. Per salvarci occorre anche spendere: se andranno via i – pochi – big sarà decisamente più complicato.