Editoriale di oggi che si apre con una riflessione sulla campagna abbonamenti. Lo diciamo subito, senza girarci intorno: non condividiamo affatto la scelta di chi ha deciso di dare fiducia a scatola chiusa alla società in un contesto di totale confusione e con un incomprensibile ridimensionamento in atto. Basta con gli slogan, basta con le frasi fatte. “Solo per la maglia” è concetto assolutamente astratto e non è affatto detto che l’amore per la Salernitana debba manifestarsi per forza con una presenza incondizionata sugli spalti. Se poi Salerno ha deciso di accettare in silenzio uno scenario sportivamente parlando imbarazzante è un altro discorso. Perchè siamo arrivati al punto che chi prospettava l’Europa e innesti di caratura internazionale ha deciso di abdicare mettendo a disposizione del direttore sportivo un budget forte paragonabile a quanto Susini e Mariotto spesero ai tempi della C2. L’epoca felice e vincente di quei famosi romani contestati un giorno sì e l’altro pure e che oggi anche qualche detrattore di professione sta iniziando a rimpiangere.
Quelli dei fatti e non delle parole, degli investimenti e non dei cuoricini sotto la curva, delle offese accettate senza far passare il messaggio a livello nazionale che la nostra tifoseria sia portata a “minacciare” o a far spaventare le famiglie. Ribadiamo il concetto: aver garantito 3000 sottoscrizioni in una settimana, senza un solo acquisto di categoria, senza un incentivo per i vecchi abbonati, senza aver chiesto scusa per la retrocessione più brutta della storia della serie A a 20 squadre, è un errore. Senza se e senza ma. Perchè colpire la proprietà “nel portafoglio” sarebbe stato l’unico modo per manifestare civilmente sdegno, rabbia, delusione, malcontento, incredulità. Invece la piazza, condizionata anche da parte dell’opinione pubblica che continua ad assumere un atteggiamento servile, sta assistendo a tutto questo con rassegnazione, limitandosi ad un corteo tardivo senza riuscire ad assumere una posizione netta che coinvolgesse anche i club, la provincia e coloro che ricordano con malinconia quei tempi in cui Salerno sapeva trasmettere messaggi molto chiari a chi non rispettava la smisurata passione. Ciccio Rocco, il Siberiano…altro che i social, le paginette, i sostenitori di sè stessi o giovanotti prestati al giornalismo pronti a ricoprire incarichi di responsabilità senza averne le competenze. Che dire della squadra? Il piatto piange e anche Martusciello sta perdendo la pazienza. E’, sportivamente parlando, gravissimo che dopo una retrocessione avvenuta a febbraio e con 25 milioni di euro garantiti dal paracadute, al primo agosto un tecnico debba augurarsi di “arrivare alla prima col Cittadella con una parvenza di squadra”. Ma stiamo per partecipare al campionato di serie B o a un torneo tra amici?
Petrachi si rende conto che, dopo un mese, non ha piazzato nessuno dei calciatori dall’ingaggio più pesante e che aver rilasciato determinate dichiarazioni ha fatto il gioco degli eventuali compratori? Non vorremmo ripeterci, ma Fabiani – senza società, senza budget, con la spada di Damocle del 31-12 e con un possibile fallimento – riuscì a convincere gente del calibro di Ranieri, Strandberg, Ruggeri, Zortea, Obi, Kastanos, Ribery, Bonazzoli e Lassana Coulibaly. In poco tempo, spendendo il giusto e mettendo a disposizione del mister una rosa competitiva già dai primi giorni di ritiro. Qui, ad ora, un terzino dalla C francese, gente che non era titolare nemmeno al Fiorenzuola, un Dalmonte sparito dai radar della cadetteria e quel Tongya presentato come “colpaccio” ma che deve mangiarne di pane duro prima di essere definito un elemento di spessore. Ce lo auguriamo, ci mancherebbe. Ma dopo 31 giorni di mercato non possiamo leggere quella formazione a Bari. L’auspicio è che quanto prima si faccia avanti un gruppo imprenditoriale disposto a porre fine a una pagina triste della storia della Salernitana. Su chi sia il responsabile non ci sono dubbi. E chi voleva bene ai granata il campanello d’allarme lo aveva fatto suonare già un anno e mezzo fa dopo la batosta di Bergamo, ma con l’estate in arrivo fioccavano già gli inviti ad andare… al mare.