Il pareggio maturato ieri sera all’Arechi ha lasciato tanto amaro in bocca ai 10mila spettatori presenti sugli spalti. Contro un avversario modesto, forse il peggiore visto in queste prime undici giornate, i granata non sono andati oltre l’1-1 dilapidando una grande occasione per scalare posizioni in classifica e per far valere quel fattore campo che, un tempo, faceva la differenza. Del resto, con una rosa del genere, forse non potevamo aspettarci di più.
Sicuramente lo staff tecnico ha delle responsabilità. L’azione da cui nasce l’espulsione eccessiva di Fiorillo è frutto di un errore tattico imperdonabile e paragonabile a quelli che hanno spianato la strada alla Cremonese qualche giorno fa. Ma come, sei in vantaggio per 1-0, in casa, contro un Cesena da retrocessione diretta, manca poco alla fine del primo tempo e concedi una ripartenza lasciando un solo calciatore a difesa della porta? Incomprensibile e imperdonabile a certi livelli. Così come è imperdonabile presentarsi a Cosenza, in quella bolgia, con due ragazzini in porta senza correre ai ripari.
E’ uno dei tanti rischi che si sta correndo per risparmiare soldi e per fidarsi di Fiorillo e Sepe che continuano a non fornire adeguate garanzie. Mai una parata decisiva, mai un miracolo, mai un voto in pagella superiore al sei. D’altronde, però, se il budget era così basso e si sono posti tanti paletti c’è poco da fare. Non hanno investito in estate, con tre mesi e milioni di euro a disposizione, figuriamoci se possiamo aspettarci un innesto dagli svincolati per sopperire ad una situazione d’emergenza del genere? Che però, in caso di malaugurato ko, nessuno si aggrappi a nessun alibi.
Tornando a Petrachi, spesso chi vi scrive viene additato come uno che “ce l’ha col direttore”. Assolutamente falso. Basti leggere quante volte, in passato, il sottoscritto invocava il suo arrivo al posto di un De Sanctis che ha fatto una serie clamorosa di errori e di Sabatini che è riuscito a fare peggio pur godendo ancora di una incomprensibile stima da parte di una tifoseria che dovrebbe valutare i fatti e non le poesie scritte sui social dopo un mercato da 3 in pagella.
Petrachi, per personalità, conoscenza, competenza, pazienza, carisma e professionalità, è un dirigente di spessore assoluto per la categoria e che, in situazioni di normalità, siamo certi avrebbe portato a Salerno giocatori di un altro livello (e domani vi racconteremo alcuni retroscena in esclusiva). Ora, però, è tempo che tutti si assumano le proprie responsabilità rispetto a numeri che parlano di una vittoria nelle ultime nove gare ufficiali, di una difesa colabrodo, di tre centravanti che messi insieme non “apparano” al Coda o al Tutino di turno e di una classifica corta, ma preoccupante.
Nessuno dimenticherà quello che il ds ha passato in estate (anche in merito domani ci sarà un approfondimento apposito), con la chiacchierata con la Brera Holdings, quattro calciatori che aspettavano solo di firmare e i diktat di Iervolino che voleva anzitutto cedere risparmiando anche – a quanto filtra – sulla buonuscita di Jimenez. Se, però, si accetta e si decide – con coraggio – di non abbandonare la nave, gli alibi reggono fino a un certo punto.
E, ad oggi, è del tutto evidente che alla Salernitana manchino un portiere bravo (ma se Sepe non lo vuole nessuno ha comunque senso non prendere altro), un difensore centrale di livello, un centrocampista di interdizione, uno di qualità e un bomber. Aggiungiamo che, per ora, Ghiglione, Velthuis, Gentile, Tello, Adelaide, Dalmonte, Torregrossa e Wlodarkzyc non hanno dato alcun contributo e che, comunque, con il quinto monte ingaggi sussiste la sensazione che quelle cifre potessero essere spese meglio rispetto a gente di C, ferma da mesi o reduce da infortuni più o meno seri. Ad ogni modo vogliamo riconoscere a Petrachi che ha lavorato in condizioni che sarebbe eufemistico definire critiche, bonificando lo spogliatoio e mettendo alla porta i protagonisti di uno scempio calcistico senza precedenti e che non erano degni di indossare la maglia granata. Sotto questo aspetto e sotto il profilo del grande gruppo che oggi rappresenta la Salernitana c’è solo da applaudire. Ora, però, la prova del nove a gennaio: ha sopportato tanto, pensi seriamente ad un passo indietro se la società che “non lesina sforzi” continuerà a dire no a qualunque operazione in entrata. Il Petrachi aziendalista merita 10, il Petrachi professionista forse anche 11. Può essere un 10, con lode, anche se sarà libero di operare, ne siamo certi. Ma, dopo aver deciso, da uomo vero, di non abdicare quando avrebbe avuto tutte le ragioni, ora ha potere, credibilità e appoggio della piazza per battere i pugni sul tavolo e chiedere carta bianca. Se invece rivivremo un gennaio modalità luglio e agosto, allora tutti saranno responsabili senza alibi di nessun genere.
Chiudiamo con una riflessione su DAZN che, oggi, mostrando il video dell’azione finale del Cesena parlava di “clamoroso a Salerno” ignorando che il gioco fosse fermo da diversi secondi e che l’arbitro avesse incomprensibilmente allungato di un minuto il recupero. Ecco, una tv che va avanti anche grazie ai tantissimi appassionati di Salerno non ha dedicato un solo secondo agli innumerevoli torti arbitrali subiti dalla Salernitana, mentre stavolta lascia passare il messaggio che i romagnoli non abbiano espugnato l’Arechi per l’errore di Scatena. Ogni commento sarebbe superfluo, basterebbe riproporre quanto disse Iervolino dopo il derby di Napoli che la Salernitana perse soprattutto per gli errori di Marinelli. Tutt’Italia notò gli episodi a favore degli azzurri, solo Marelli ritenne giusto il rigore per i partenopei e non vide il fallo su Tchaouna dal quale scaturì la rete decisiva. Del resto ricordiamo ancora i dibattiti quotidiani per il gol giustamente annullato alla Juventus nel famoso 2-2 del settembre 2022 o le polemiche per il giallo sacrosanto a Milinkovic Savic che saltò il derby. Due pesi e due misure, ma in fondo un abbonamento si può anche disdire.
Editoriale tratto da tuttoSalernitana