2-2 in rimonta. Dopo essersi complicati la vita con errori clamorosi a cospetto di un Sassuolo che, come fu col Lecce 20 giorni fa, stava sbancando l’Arechi col minimo sforzo e giocando anche piuttosto maluccio. Almeno, stavolta, c’è stata una minima reazione d’orgoglio e la Salernitana ha interrotto l’incredibile striscia di sei sconfitte interne di fila mettendo in vetrina, però, giocatori che faranno fatica a trovare una sistemazione se non invertiranno la rotta.
La difesa ha sofferto, come sempre. Pirola e Costil l’hanno fatta grossa facendo spazientire i tifosi. Coulibaly, ormai da 30 partite, è l’ombra di sè stesso e forse andava sostituito. Gomis e Vignato? Altro che oggetti misteriosi! Ad ora è un flop clamoroso, conferma del fatto che il direttore generale Sabatini ha depotenziato una rosa che, oggi, presentava dall’inizio appena due dei calciatori arrivati a gennaio. Quando la Salernitana, con tutti i suoi difetti e limiti, si trovava a -2 dalla quartultima e avrebbe potuto ottenere la salvezza nella serie A forse più scadente degli ultimi tempi.
Ora, però, è tempo di pensare al futuro e non ha senso piangere sul latte versato. Tante, troppe le occasioni gettate alle ortiche soprattutto in uno stadio che, come ha detto Colantuono in conferenza stampa, può fare la differenza e avrebbe potuto rappresentare il valore aggiunto se ci fosse stato un gruppo unito e legato alla maglia. Tocca al presidente scendere in campo in prima persona, al netto di impegni familiari e lavorativi la sua è un’assenza che fa tanto rumore. Perchè ricordiamo tutti il patron, assieme alla famiglia, sotto la Sud che batte la mano sul petto sventolando con orgoglio la sciarpa granata. E oggi? Voci su un addio, una retrocessione in largo anticipo, due sessioni di mercato deludenti, interviste solo a livello nazionale dopo aver promesso dialogo costante con la tifoseria e con i media locali, no all’incontro con la curva e con il Centro di Coordinamento, assenza in casa e in trasferta e nessuna dichiarazione chiara sulla volontà totale di restare a Salerno per riscattare una stagione così negativa.
Si parla con insistenza di un ribaltone societario, di una ferma decisione di farsi da parte, di un entusiasmo perduto pur avendo ricevuto un’accoglienza da sogno da parte della stragrande maggioranza della tifoseria. Quella che stasera, pur ultima e retrocessa, ha portato 14500 persone sugli spalti limitandosi a qualche fischio senza un solo coro o un solo striscione contro il presidente. Un segnale che Iervolino deve cogliere e che certo non può sottovalutare. Si può retrocedere, lo abbiamo detto mille volte. Tuttavia sprecare il vantaggio temporale purtroppo ereditato dal salto all’indietro sarebbe un autogol di portata immane. E allora vogliamo sperare che, a breve, Iervolino trasformi l’amarezza in voglia di tornare immediatamente in A. Un vincente come lui e un imprenditore di successo non può lasciare la Salernitana in B e con una sfilza di record negativi che offuscano un biennio emozionante e ricco di risultati positivi. Basta poco, molto poco. C’è la volontà?
FONTE TUTTOSALERNITANA