C’è chi vive sul mondo delle nuvole e se la prende, come da copione, con il “giornalaio” di turno che ha la colpa di raccontare i fatti e di fare il proprio mestiere. Gli stessi che davano credito alle teorie del galleggiamento, della multiproprietà come ostacolo per andare in serie A, di Cavani a cena con De Sanctis e Della Valle pronto a stappare lo spumante in un hotel della provincia per celebrare l’acquisto della Salernitana. Sosteniamo che costoro, convinti che l’anno scorso ci saremmo salvati a marzo e che dovevamo andare al mare in quanto vedove della miglior società di sempre, non vogliano bene alla Salernitana. Se davvero si pensa che aver rimarcato in largo anticipo cosa sarebbe successo in quest’anno e mezzo – sperando di sbagliarci – significasse remare contro o attendere una sconfitta per il pronunciare il fatidico 2″l’avevamo detto”, allora siamo al delirio. Quando manca ancora un mese e mezzo alla riapertura del mercato di gennaio, cartina al tornasole delle reali intenzioni della proprietà, ci poniamo un interrogativo: quanto ancora dovrà incassare la società per dare carta bianca a un direttore sportivo aziendalista e che, sin qui, ha esaudito tutti i desideri del patron? Giusto per fare due conti, Petrachi ha garantito introiti per svariati milioni di euro, con monte ingaggi abbassato del 70% e la capacità di formare un gruppo di uomini, prima ancora che di calciatori, tale da bonificare uno spogliatoio che aveva rovinato sportivamente il club.
Senza voler fare i conti in tasca al patron e senza disconoscere quanto è stato fatto di grandioso nei primi due anni, riteniamo che basterebbe spendere la metà di quanto incassato per garantire a Martusciello una rosa di valore assoluto. Ora deve essere il proprietario (che resta colui che decide tutto a prescindere dalla nomina del nuovo presidente) a decidere cosa voglia fare da grande. La media spettatori in casa è pari a 13mila unità, in circa 1500 viaggiano ogni due settimane in tutt’Italia a sostegno di una fede, oltre la classifica e la categoria e per amore di Salerno. Se a tutto ciò abbiniamo la professionalità del mister e il lavoro di Petrachi, possibile che nessuno in società faccia un passo in avanti per rinforzare una rosa ad oggi lacunosa in tutti i reparti? E dove sta scritto che chi l’ha presa a poco in A debba metterci tre anni per vincere di nuovo? Vogliamo sperare che Iervolino trasformi l’amarezza accumulata in uno scatto d’orgoglio, sorprendendo tutti e intervenendo concretamente: in una B mai così modesta – se non scarsa – può bastare poco per cambiare prospettive e riportare la gente dalla propria parte. Chiosa dedicata ai tifosi. Siamo tutti d’accordo che il gemellaggio con il Bari sia un qualcosa di meraviglioso, uno spot per il Sud e una bellissima vetrina per due piazze nettamente di categoria superiore, accomunate dall’astio verso la multiproprietà (quella che ha garantito il passaggio dalla D alla A alla Salernitana), dalle rivalità con Napoli e Lecce e dall’amicizia con i reggini. Roba che va oltre i 90 minuti, tale da garantire 20mila spettatori.
Tuttavia ci auguriamo che, dopo le feste che si faranno prima, dopo e – forse – durante l’intervallo, ci sia la volontà del pubblico locale di sostenere la Salernitana creando quel clima che serve per portare a casa una vittoria. E’ vero che il pubblico non scende in campo, ma nel 2016 l’atmosfera da campo neutro non aiutò i granata e vide il Bari espugnare il principe degli stadi con un 3-4 che quasi sanciva la retrocessione in C della Bersagliera. In tutti e quattro i settori dovrebbero essere almeno 5000 i sostenitori ospiti, pronti a ricevere la solita bellissima accoglienza e a vivere una giornata all’insegna dei veri valori del calcio. La posta in palio, però, è altrettanto importante e, nei 90 minuti, la Sud e lo stadio colorato di granata dovranno essere trascinanti come sempre.
Fonte tuttoSalernitana