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Ecco i motivi per cui, caro Milan, è difficile fidarsi
27/08/2024
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Dal sinallagma d’amore a una parentesi. Basterebbe questa frase per sancire in modo definitivo lo strappo tra la proprietà della Salernitana e una tifoseria che porterà avanti ad oltranza, in modo civile, la propria contestazione nei confronti di chi ha scritto una pagina di storia molto negativa (la retrocessione a suon di record) disattendendo le promesse fatte anche a causa dei cattivi consigli di dirigenti che hanno fatto davvero gettare i soldi dalla finestra.

Leggendo le parole dell’amministratore delegato Maurizio Milan – uno che in passato si è esposto, e tanto, e che per primo forse non si aspettava un dietrofront del genere da parte di Iervolino – i dubbi sul futuro aumentano esponenzialmente e ci sono alcuni passaggi che comportano una riflessione. Nessuno disconoscerà gli investimenti fatti, il primo biennio in A emozionante come pochi nè l’aver evitato la cancellazione il quella famosa vigilia di Capodanno del 2021. Salerno, fino a pochi mesi fa, era davvero grata al proprietario e ha tributato cori e onori di ogni genere in segno di riconoscenza. Analizzando le dichiarazioni, partiamo da un interrogativo: si può chiedere fiducia alla piazza quando è in corso un mercato tutt’altro che soddisfacente, senza grossi investimenti e con un proprietario che ha dato le dimissioni rifiutando il confronto con gli ultras, con i club e con la stragrande maggioranza della stampa locale? Per ristabilire un clima di serenità e collaborazione, è necessario che tutte le componenti siano disposte a fare un passo indietro.

C’è poi il discorso economico. Iervolino ha speso tanto, ha ricapitalizzato anche in tempi recenti e mai, nella storia, avevamo visto un mercato dispendioso come quello dell’estate 2022. La famosa stagione di colpacci all’Olimpico, a San Siro e al Maradona. Ma a volte si batte poco su quanto incassato: 90 milioni circa solo di diritti tv, una serie di plusvalenze, incassi milionari al botteghino, sponsor, marketing e premi di valorizzazione.  Milan è professionista di straordinario spessore a livello internazionale, si è sempre posto con la piazza in modo garbato, signorile e paziente senza sottrarsi al confronto. E proprio per il rapporto di reciproca fiducia con l’ambiente ci sarebbe la necessità di spingere Iervolino a non buttare la minestra per il proverbiale acino di sale. Provare subito ad andare in serie A è un obbligo morale. Domani saranno in 15mila nonostante una difesa pessima, un centrocampo ridotto all’osso e Simy centravanti.

Davvero una società con un proprietario così facoltoso e che prospettava zona sinistra, Conference League e un centro sportivo di primo livello, non può garantire da subito un mercato di qualità in serie B, soprattutto dopo aver incassato 25 milioni di euro per il paracadute e realizzato una serie di redditizie plusvalenze? Poi c’è il discorso Petrachi-Joao Pedro. Se, come dice Milan, non è stato un problema di natura economica ma tecnica, perchè l’ultima parola non deve spettare al direttore sportivo che mastica calcio da una vita e che ha chiesto un sacrificio al club dopo aver garantito introiti milionari? Retrocessi a marzo, è pensabile disputare la quarta gara ufficiale con scommesse, giovani di prospettiva, esuberi e qualche Primavera?

C’è poi il punto cruciale: perchè tre anni per tornare in serie A? Davvero una proprietà così ricca rischiava il baratro per la retrocessione? In C ci sono stati presidenti che hanno investito milioni senza vincere per anni, eppure l’estate successiva mettevano mano al portafogli senza far pagare alla piazza i propri investimenti sbagliati e in categorie con introiti vicini allo zero. I loro contestati predecessori, tanto per rinfrescare la memoria, hanno preso la Salernitana in D – senza marchio – riportandola in A in epoca covid, con polemiche continue, uno stadio vuoto e…una rosa di spessore assoluto. Chi parla di casualità commette un errore clamoroso. Ecco, chi l’ha ereditata in A per un prezzo inevitabilmente inferiore al reale valore, oggi dovrebbe attingere dalle “entrate” per fare 5-6 colpi di categoria. Non “due esperti, uno in difesa e uno in attacco”. Altrimenti c’è il rischio per davvero di lottare tutto l’anno per evitare la seconda retrocessione di fila.

E la frase “siamo autosostenibili fino al 2025” non sia un “mettere le mani avanti” rispetto a una terza sessione di fila basata anzitutto sulle cessioni. Per perseguire questa strada a gennaio, siamo retrocessi in quel modo. Eravamo a -2 dalla salvezza dopo il blitz di Verona, bastava investire per provarci fino alla fine. Altro che Sabatini, Pasalidis, Boateng, Gomis, Vignato, Weismann e Zanoli…

Fonte tuttoSalernitana

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di Popolo Sportivo

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