Lo abbiamo detto ieri prima della partita, sperando ovviamente di essere smentiti. Purtroppo, però, con quella squadra era difficile sperare di tornare da Torino con un risultato differente. Al terzo anno di A, dopo le promesse fatte e le tante belle parole in conferenza stampa, non ci si può presentare in quelle condizioni per una partita ufficiale, sul campo della Juventus, in diretta tv nazionale e con 600 “folli” che hanno deciso di seguire egualmente i granata pur sapendo che sarebbero andati incontro a una debacle. Passi per 2-3 infortuni (tutte le squadre affrontano settimanalmente problemi del genere), ma da mesi si sapeva che tre calciatori sarebbero stati impegnati in coppa d’Africa e che altri avrebbero chiesto la cessione. E far partire un titolare, a quelle cifre, senza aver ufficializzato il sostituto ha creato ulteriori imbarazzi all’allenatore, costretto a chiudere la gara con un ragazzino della Primavera e i terzini adattati mezzali. Dopodomani si gioca e si aggiungeranno all’elenco solo Fazio e Candreva: due trentasettenni ai quali aggrapparsi quantomeno per ritrovare l’orgoglio. Si dirà che in cinque giorni non si poteva stravolgere la rosa ed è vero, ma le problematiche della Salernitana sono chiare da diverso tempo e ci si doveva muovere già da novembre, anticipando il ribaltone in dirigenza.
Perchè oggi si pagano a caro prezzo gli errori di De Sanctis. Era lui che parlava di rosa potenzialmente superiore, che in estate esortava tutti ad attendere con fiducia colpi importanti a metà agosto per i quali valesse la pena svolgere un ritiro senza un solo volto nuovo e con un allenatore che lanciava campanelli d’allarme che le “veline” trasformarono in “dichiarazioni destabilizzanti” propinando argomentazioni sulla preparazione fisica puntualmente smentite dai fatti. La verità è che, al terzo anno di A, non si può partire in attacco con Tchaouna, Ikwuemesi, Stewart, Botheim e il reintegro di Simy. Non si possono avere soltanto cinque centrocampisti, sapendo che due sono reduci da infortuni seri e che altri due sono scommesse. Non si può blindare la stessa difesa che ha subito una caterva di reti senza prendere l’alter ego di Bradaric. Se le contestate dirigenze hanno portato a Salerno, con un trust e con la spada di Damocle del 31-12-2021, calciatori che ora giocano le competizioni europee, da una società ricca ci si aspetta qualcosa di diverso, soprattutto dopo la brillante salvezza della passata stagione arrivata – anche – a suon di innegabili investimenti. Se oggi, al netto della classifica deficitaria ma che dà speranza, il diktat è “prima cedere” c’è qualcosa che non quadra. Se non si cavalca l’onda dell’entusiasmo post Verona per inserire un paio di tasselli in organico costringendo l’allenatore a lavorare con una rosa ridotta all’osso si rischia soltanto di peggiorare le cose. Fiducia totale in Sabatini: siamo certi che al primo febbraio la Salernitana sarà competitiva e che la salvezza arriverà. Tuttavia Bronn, Lovato, Sambia (più pagato di chi ha appena firmato per il Napoli), Daniliuc, Legowski, Ikwuemesi, Stewart, Maggiore, Martegani e Botheim è elenco lungo che spiega un girone d’andata negativo e che ci fa chiedere, ancora una volta, perchè la società abbia frenato rispetto al progetto presentato due anni fa. Aver ripreso Sabatini è gesto di coraggio e intelligente, ora serve l’Instant Team per restare aggrappati al sogno serie A. Poi a giugno si porranno le domande del caso per cercare di capire. A patto che a tutti venga consentito di farle e che ultras e club, quelli che portano soldi nella casse e che aggiungono tanti punti alla classifica con tifo e passione, vengano ascoltati.