E alla fine è arrivata anche la diffida da parte di De Sanctis alla proprietà. Un altro tassello da aggiungere ad una stagione nata male, proseguita peggio e che si chiuderà con una retrocessione in serie B a suon di record negativi e di mortificazioni sportive che Salerno non avrebbe mai meritato. Non vogliamo entrare nel merito della questione, ci sono soltanto dati di fatto oggettivi evidenziati dal terreno di gioco che era, a resta, giudice supremo e insindacabile. Tanto per rinfrescare la memoria: milioni e milioni di euro spesi per una delle difese più perforate dei campionati professionistici, il flop dello scorso mercato estivo, la mancata riconferma di gente come Ranieri, Ruggeri, Djuric e Verdi, la gestione pubblica di alcuni casi che dovevano restare nel chiuso dello spogliatoio, il rapporto non sempre eccellente con gli allenatori, l’addio avvenuto con una Salernitana già ultima in classifica pur essendo stata etichettata “potenzialmente più forte dell’anno scorso”.
Che poi le responsabilità siano da dividere anche rispetto a questi errori è fuori discussione, sta di fatto però che la gente è stanca di queste diatribe a distanza. In fondo, soprattutto su Soulè, c’è una dichiarazione pubblica che risale a settembre a supporto di quanto dichiarato dal presidente Iervolino. Uno che, va ricordato, ha permesso all’ex direttore sportivo di avviare la sua carriera dandogli fiducia e lasciandogli la poltrona in precedenza occupata da un totem come Sabatini. Sul quale ci siamo espressi a gennaio: se De Sanctis ha commesso tanti errori in estate, l’attuale direttore generale ha fatto quasi peggio a gennaio. E’ vero, budget risicato e classifica che certo non aiutava. Tuttavia, se vai alla sosta a -2 dalla salvezza e impieghi 20 giorni per ufficializzare il primo innesto bocciando la guida tecnica in conferenza stampa, non si può che inserire anche il nome di Sabatini tra i protagonisti di questo disastro sportivo.
Qualcosa, grazie alle cessioni, entrerà nelle casse societarie a giugno, ma sbagliare quasi tutti gli acquisti, garantire uno stipendio super a Boateng e pensare che Vignato, Gomis e Weismann potessero cambiare le sorti di una stagione appariva utopia da subito, fatta eccezione per quella fetta di tifoseria che giudica per simpatie o per antipatie e che, oramai, dovrebbe aver capito quanti danni faccia l’osanna a prescindere.
E poi la ciliegina sulla torta rappresentata dalla scelta di Liverani al quale Sabatini ha affidato la squadra in concomitanza con quelle 3-4 gare alla portata della Salernitana. Belli i post sui social, ammirevole l’assunzione di responsabilità, giusto non esonerarlo per non fargli chiudere una buona carriera con un licenziamento, ma dimettersi da subito poteva essere una scelta coerente con quanto detto tramite Instagram. Stavolta è stato per davvero un Instant Flop, con oltre 6 milioni lordi di stipendi a gente che non ha dato nulla, due allenatori esonerati e il top player fuori rosa.
Quanto al futuro, riteniamo non si possa legare o meno la permanenza all’appoggio e all’affetto dei tifosi. Isolati quei cani sciolti che non rappresentano nessuno e giustamente denunciati i leoni da tastiera che scambiano facebook per territorio anarchico (frustrazioni alimentate da pseudo opinionisti che sostengono una idiozia dietro l’altra vivendo di fake news), ora è tempo di fare chiarezza senza giri di parole e parlando in modo diretto alla piazza.
Le promesse fatte due anni fa sono ben presenti nella memoria collettiva, Salerno sta vivendo uno dei campionati più mortificanti della sua storia sportiva eppure ha garantito 20000 spettatori in casa, undicimila abbonati dopo il mercato estivo del tutto insoddisfacente, 3000 in trasferta e 4000 nell’unico allenamento a porte aperte. Contro il Lecce, dopo l’ennesima gara imbarazzante, non c’è stato un solo coro di dissenso verso la proprietà e gli ultras (con i quali il rapporto va assolutamente ricucito sulla base del dialogo) hanno cantato fino al 96′.
Oggi ci aspettiamo che la proprietà smentisca categoricamente la volontà di cedere il club, preso in A a prezzo molto più basso del reale valore e con bilanci ok. Ci aspettiamo che si garantiscano investimenti importanti per allestire una squadra forte, di livello, che possa quantomeno competere per le zone nobili della classifica in quella B che è torneo forse più difficile in Europa. Ci aspettiamo che, entro un mese, si scelga un direttore sportivo che possa già fare una lista di potenziali riconfermati, che parli con i Candreva, i Gyomber, i Kastanos e i Bonazzoli provando a costruire attorno a loro la rosa del futuro. Ci aspettiamo un allenatore di spessore, soprattutto ora che Inzaghi si è legittimamente defilato dopo parole pubbliche che erano contraddittorie rispetto a quanto dimostrato nella trattativa precedente.
Salerno e i suoi tifosi sono pronti a ripartire, a rialzarsi, ad appoggiare la società, a spingere a prescindere dalla categoria. Ora, però, è Iervolino a dover dare un segnale, ricordando che è stato accolto trionfalmente e che successi e investimenti gli sono stati riconosciuti all’unanimità Si può sbagliare? Ovvio che sì. Si può dare ancora credito al patron? Certamente! A patto che, da subito, prenda forma una Salernitana di uomini che ci faccia dimenticare il gruppo emotivamente tra i peggiori della storia granata. Per informazioni si guardino le immagini della squadra di Castori o di quei ragazzi che, senza percepire un euro, giocarono per amore della curva sfiorando un’impresa eccezionale nel 2011. Si accettino le critiche, si capisca l’umore della tifoseria, si torni a dialogare in nome di quel sinallagma d’amore che non può restare pura teoria. E, soprattutto, si faccia di tutto per ritrovare quell’entusiasmo che ci aveva fatto innamorare di questa società a prescindere dai risultati e dalla classifica.
FONTE TUTTOSALERNITANA