Passano gli anni, ma il sogno è sempre lo stesso: guidare la Salernitana. Quella che è sempre stata la sua squadra del cuore, “per la quale avrei firmato anche solo per un mese”. Ezio Capuano, invece, non è stato contattato dalla dirigenza granata e aspetta la chiamata giusta – presumibilmente dalla Lega Pro – per ripartire dopo qualche mese turbolento. Ecco quanto ha dichiarato a Radio Bussola questa mattina: “Per qualche ora ho sperato di essere il nuovo tecnico della Salernitana. Si dice che nessuno sia profeta in patria, ma lì a Salerno hanno dato opportunità a chiunque, anche a colleghi salernitani, tranne che al sottoscritto. Per quanto riguarda i miei sentimenti non cambia assolutamente nulla: io e la mia famiglia continueremo ad essere tifosi della Salernitana e a seguirla con affetto augurandole i migliori successi calcistici. Confermo che nel 2003 sono stato virtualmente il nuovo tecnico, annunciato in diretta televisiva dal presidente Aniello Aliberti. Poi il ds Longo andò a fare un viaggio all’estero e ritenne opportuno mettere sotto contratto Stefano Pioli. Avrei accettato di firmare anche per trenta giorni, nessuno avrebbe avuto le mie motivazioni. Martusciello? Una persona preparata e un professionista serio, certo una rosa come quella costruita da Petrachi non può occupare quella posizione di classifica”. Su quanto possa contare il dialogo tra allenatore e direttore sportivo, Capuano non ha dubbi: “E’ fondamentale, a patto che si confrontino uomini prima ancora che professionisti. Nell’arco della mia carriera mi è capitato spesso di relazionarmi con i dirigenti, pur mantenendo una totale autonomia nella gestione dell’area tecnica senza mai scendere ad alcun tipo di compromesso. Se, però, al bravo ds non si sovrappone una persona vera e perbene si fa fatica. In tempi recenti mi è capitata una cosa del genere e, se non avessi avuto personalità ed esperienza, potevo perdere la bussola. Non entro nello specifico delle vicende di casa Salernitana, non le conosco”.
Sul suo percorso professionale e sulle dimissioni dal Foggia, Capuano ha parlato a cuore aperto: “Purtroppo mi hanno fatto pagare alcune esternazioni colorite che spopolano sul web, un paradosso per chi non è iscritto ad alcun tipo di social. Capuano bisognerebbe conoscerlo, credo di essere una persona buona e generosa che mette in campo tutta la propria professionalità con la consapevolezza, l’onore e l’onere di rappresentare un popolo che vive la propria settimana in base al risultato della squadra del cuore. Ho ottenuto risultati molto positivi, partendo dalla gavetta. Sora, Arezzo, Avellino, il miracolo Taranto. Abbiamo fatto un qualcosa di faraonico, nella prima stagione mi avevano chiesto di evitare la retrocessione diretta e arrivai a un punto dagli spareggi promozione. Nell’annata successiva solo il -4 ci ha impedito di andare in serie B, ma era un gruppo importante che ha sempre lavorato alla grande seguendo le mie direttive. A Foggia ho ritenuto che non ci sia stato un atteggiamento all’altezza della situazione, decisi di lasciare ancor prima che il Sorrento ci segnasse all’ultimo secondo decretando una sconfitta. Sono quello che ha accompagnato madri e padri straziati dal dolore a riconoscere tre bambini deceduti che giacevano senza vita nella sala mortuaria del nosocomio di Potenza. Moralmente ero un uomo distrutto, non me la sentivo di andare avanti. Avevamo vinto il derby con il Taranto, pareggiando a Potenza e con una corazzata come il Catania conducendo per 2-0 fino al 91′: questo testimonia che l’aspetto tecnico non c’entra assolutamente niente con il mio passo indietro. Sono un uomo di grande moralità e alti sentimenti, invece mi ricordano per la lite in sala stampa con Giannantonio a Benevento e per un video inviato su whatsapp fatto da un calciatore di nascosto. Aspetto comunque la chiamata giusta, possibilmente in una piazza che mi dia l’energia giusta per rimettermi in pista”. Infine un consiglio in chiave mercato: “Non sono i nomi che fanno la differenza. Puoi avere in rosa 2-3 giocatori forti, ma sono gli stessi che ti fanno vincere le partite ma che ti spaccano lo spogliatoio durante la settimana inficiando il lavoro quotidiano. Al calciatore di livello deve accompagnarsi un uomo vero, come accaduto a me ad Avellino con Parisi”.