Parlare di calcio giocato dopo lo spettacolo al quale abbiamo assistito domenica scorsa è impresa assai ardua, davvero massima stima nei confronti di chi è riuscito a fare analisi tecniche e disquisizione tattiche dopo 90 minuti soporiferi, tali da chiedere il rimborso del biglietto. Ci fa preoccupare, Alvini, quando afferma che “il Cosenza ha disputato un grandissimo primo tempo, un calcio di alto livello fatto di passaggi, verticalizzazioni e giocate importanti”. Beh, noi riteniamo invece che la sfida del San Vito-Marulla fotografi perfettamente lo stato attuale di uno sport che non affascina più e che, tra tatticismi esasperati e procuratori bravi a piazzare il “bidone”, sta allontanando progressivamente la gente dagli stadi. Ma evidentemente siamo talmente più deboli delle “piccole” che dobbiamo accogliere favorevolmente anche il pareggio su un campo notoriamente ostile ai granata, ma contro un avversario ampiamente alla portata e che, di fatto, ha calciato in porta soltanto in occasione del vantaggio targato Florenzi e frutto dell’ennesima lettura sbagliata di una Salernitana che becca sempre gli stessi gol e che, con questo 4-3-3, non farà molta strada. La riflessione è ormai inevitabile: considerando che la Salernitana attuale non può andare oltre la salvezza e che non c’è nessuna intenzione della società di allargare i cordoni della borsa a gennaio, perchè non optare per un 3-5-2 concreto e più accorto preferendo i punti a un tiki taka infinito che non produce assolutamente nulla?
Il tema, che il sottoscritto propose nei suoi editoriali già nel mese di settembre dopo i ko contro Mantova e Pisa, è al vaglio della dirigenza, ma non di uno staff tecnico integralista e deciso a giocarsi la panchina pur di non rivedere le proprie idee. Immaginiamo questa formazione, con tutti i calciatori a disposizione: Sepe in porta, terzetto difensivo formato da Bronn, Ferrari e Jaroszynski con Stojanovic a destra e Njoh a sinistra. Due che hanno sempre giocato da quinti. In mediana un calciatore completo come Amatucci e due mezzali di inserimento come Maggiore e Soriano, con Tongya e Verde in attacco assodato che i tre centravanti messi insieme faticano a fare il Coda o il Tutino di turno. In quel caso si potrebbero inserire i cosiddetti calciatori di squilibrio (Kallon, Braaf, lo stesso Torregrossa in posizione più arretrata) nella ripresa, con avversari stanchi e la possibilità di sfruttare la loro freschezza atletica. Sia ben chiaro che si tratta solo di una bozza tattica, che può prestarsi a diverse varianti, apportando modifiche nello schieramento.
Con la speranza di essere smentiti e che Martusciello riesca a vincere e convincere contro il Bari, chiudiamo con una riflessione che riguarda proprio la sfida di domenica pomeriggio. All’Arechi ci saranno quasi 20mila spettatori, almeno 6000 provenienti da Bari. Altra piazza che combatte quella multiproprietà che invece ha consentito alla Salernitana di passare dalla D alla A, con bilanci ok, due coppe in bacheca, un centro sportivo e il cavalluccio sulle maglie. Lontani quei tempi in cui il tifoso faceva il tifoso senza entrare in discorso economico-regolamentari. Ci auguriamo, comunque, che lo stadio possa essere determinante e trascinante come sempre, sostenendo a gran voce la Salernitana per far valere il fattore campo. Cosa che purtroppo non sempre è accaduta quando le due formazioni si sono affrontate. Il gemellaggio è bellissimo e regala forti emozioni, un autentico spot per il calcio e per il Sud Italia in particolare. Ci saranno migliaia di persone in arrivo dalla Puglia che godranno delle bellezze della nostra città, contribuiranno ad aiutare le attività commerciali e mostreranno rispetto e amicizia per la Salernitana e per i salernitani. Ma tutto ciò avvenga prima e dopo, anteponendo a tutto la necessità di andare alla sosta con una vittoria scacciacrisi. Per la serie “Pensamm a nuje“, come si dice da queste parti. E allora forza granata, rialziamoci!
Editoriale di Maurizio Grillo per TuttoSalernitana