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Le parole di Lotito nel giorno del dietrofront di Iervolino: le belle parole non bastano più dopo tante promesse a vuoto
16/10/2024
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Nel giorno in cui il presidente più vincente di sempre (al pari di Mezzaroma) ricorda di aver preso la Salernitana in D e di averla portata in A in 9 anni e mezzo senza un grazie, circondato da un clima di perenne contestazione e scetticismo totale anche a causa di alcune deliranti e fantasiose teorie relative al “non possiamo andare in A” (e confermando che la Salernitana stava pagando questioni politiche e “personali”, non certo un regolamento sportivo anticostituzionale), ecco che l’attuale proprietario – che in B l’ha riportata a suon di record negativi – ricompare sulla scena per parlare alla squadra. Quella squadra costruita in base alle cessioni, in ritardo e non certo accreditata per il salto diretto di categoria che sarebbe stato minimo sindacale dopo le tante promesse non mantenute. Ma andiamo con ordine e torniamo un attimo indietro a Lotito, quello che per un decennio ha dato voce a tanti pseudo opinionisti travestiti da giornalisti che, per cavalcare l’onda del malcontento, hanno inventato di proposito storielle comiche per poi festeggiare senza vergogna (in questo caso il termine è calzante, per buona pace di pu…lcinella) la promozione in A. Quelli del “si è vinto solo grazie a Castori e a quel gruppo” e che immaginavano che due presidenti e un direttore sportivo andassero in uno spogliatoio a chiedere alla squadra di perdere o pareggiare appositamente. Un mix tra comicità e delirio. La verità è che il trio romano aveva diritto di proseguire la propria avventura al timone dei granata, utilizzati come strumento di vendetta da parte di chi vietava a imprenditori facoltosi di investire nel mondo del calcio per poi iscrivere società indebitate fino al collo.

E vorremmo vedere gli esperti del web come avrebbero reagito se un ente terzo obbligasse a cedere una loro proprietà, svalutandola, in tempi record minacciando esclusioni e squalifiche. Piaccia o no, la vecchia proprietà ha vinto tutto quello che poteva vincere e l’ex ds, senza soldi e senza società, allestì una rosa competitiva risultando decisivo sia ai fini dell’iscrizione, sia ai fini della salvezza grazie al rinvio delle due gare con Udinese e Venezia e a quel ricorso preparato la sera della vigilia di Natale del 2021 assieme all’avvocato Chiacchio. Tornando all’attualità e al dietrofront parziale del presidente dimissionario, riteniamo che la presenza al Mary Rosy dopo sette mesi e il comunicato senza contraddittorio non siano sufficienti per giustificare questo clima di entusiasmo collettivo. Ok fare un passo indietro per il bene della Salernitana, ma solo dopo aver visto fatti concreti che si traducono in un solo modo: investimenti seri a gennaio per lottare da subito per la promozione. Il resto è aria fritta. Guai a dimenticare quanto accaduto in tempi recenti: la retrocessione, il “cedere prima di acquistare”, la parola minaccia associata alla tifoseria e ripresa a livello nazionale (intendiamoci, rispetto a offese, diffamazioni e cose che vadano oltre la contestazione civile siamo ben lieti ci siano state querele!) E, dopo aver provato a cederla finanche alla Brera Holdings, eccola distinzione tra stampa nazionale e locale e – soprattutto – il no al confronto con la tifoseria. Quella che ha in larga parte “bastonato gli odiati romani” a prescindere ma che lo ha accolto trionfalmente dal primo giorno senza averlo ancora visto all’opera. Ecco, questo tornare sotto la luce dei riflettori avrà senso se sabato andrà anche sotto la curva, chiederà scusa e garantirà che farà di tutto, da oggi e spendendo, per riportare la Salernitana in serie A rinforzandola seriamente a gennaio con una pedina di spessore per reparto e senza necessariamente cedere prima una decina di calciatori.

Fonte tuttosalernitana

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di Popolo Sportivo

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