E alla fine è tornato sulla scena. Senza rilasciare dichiarazioni ufficiali, limitandosi a una lettera senza contraddittorio pubblicata sul sito ufficiale non ci sono riferimenti alla volontà di lottare sin da subito per andare in serie A a suon di investimenti (e sarebbe atto dovuto) ma con la voglia di riavvicinarsi alla Salernitana sperando di riprovare quelle sensazioni che, nel primo biennio, gli consentirono comunque di fare grandi cose e di scrivere pagine di storia indelebili. Danilo Iervolino, con un blitz a sorpresa (non per chi riceve i dettati, s’intende), ha fatto capolino al Mary Rosy accompagnato da Busso, Milan e Petrucci. Il sorriso di Petrachi lasciava trasparire la soddisfazione di un dirigente che, al netto degli scontri verbali avvenuti in estate, ha fatto di tutto per dimostrargli che si può guidare una società di calcio senza necessariamente gettare milioni di euro dalla finestra. E Iervolino, dopo una serie di confronti con i suoi più stretti collaboratori, ha deciso di esserci. Per una squadra che si sta impegnando al massimo, per un gruppo che merita sostegno, per un allenatore di spessore e per un ds che rappresenta l’identikit perfetto dell’aziendalista ambizioso capace da sempre di coniugare risultati sportivi e sana gestione economica. Ripercorrendo un po’ le tappe di questi quasi tre anni di gestione, possiamo dire che è stata un’avventura che ha vissuto di “eccessi emotivi” non indifferenti. Dall’audio virale a ridosso della mezzanotte del primo gennaio 2022 al video che lo ritraeva esultante con la famiglia dopo il gol di Djuric a Verona passando per i cuori sotto la curva ad Empoli, la festa per la salvezza miracolosa e il girone di ritorno 2022-23 tra i più emozionanti della storia della Salernitana e, in generale, del calcio italiano. Si parlava di Salernitana subito dopo le grandi, mai più ultima, pronta a fare investimenti per Cavani, Mertens e Pinamonti. Qualcosa, però, improvvisamente si è inceppato, al punto che a dicembre scorso si consumò iil primo strappo con la tifoseria. Dal sinallagma al no al confronto il passo è stato breve, senza che ci sia mai stata una contestazione vera e propria (per informazioni chiedere ad Aliberti, Lombardi e Lotito) e con gli organi di pubblica sicurezza che pare non ravvisassero motivi di preoccupazione.
Da gennaio in poi, dopo la mancata ricapitalizzazione e il mercato pessimo di Sabatini, un progressivo uscire di scena, con silenzio assordante quanto la Salernitana retrocesse matematicamente in quella triste e amara notte di Frosinone. Nemmeno un grazie dopo la scenografia della Sud che salutava la A alla sua maniera, dando spettacolo senza un solo coro di disapprovazione nei confronti di uno dei responsabili principali. E chi si aspettava si trasformasse rabbia in scatto d’orgoglio rimase deluso: il club è stato messo in vendita da fine marzo, quando qualche personaggio incontrò avvocati di fiducia di Iervolino senza mai giungere alla famosa offerta vincolante. Poi la telenovela Brera Holdings, contraddistinta dall’immediato scetticismo di Fimmanò ma anche da notti insonni dopo la due diligence per trovare la quadratura del cerchio. Il 25 giugno il passaggio di consegne sembrava cosa fatta, al punto che era stata preparata anche la documentazione. Petrachi, dal canto suo, aveva già parlato con il potenziale nuovo proprietario incassando l’ok per chiudere i colpi Coda, Tutino e Vandeputte. Al momento della fumata bianca, però, una presa di tempo che indispettì Iervolino e spinse Milan a chiudere definitivamente la porta in faccia a chi, da tempo, prova ad entrare nel calcio senza riuscirci. Ne conseguì un’estate turbolenta, con mercato al risparmio, introiti milionari, l’addio di Sottil, la contestazione della tifoseria, le dimissioni da presidente e l’ingresso nei quadri societari di Busso fino ai primi cori assordanti della stragrande maggioranza della tifoseria che invocava un passaggio di consegne praticamente all’unanimità. Il resto è storia recente e nota: il no a Vrenna e a un paio di fondi stranieri, il mancato accordo con un imprenditore romano con interessi professionali al Nord, il no ancora più netto ad un altro imprenditore del beneventano. “Teniamoci stretto Iervolino, state certi che non la cederebbe mai a chi potrebbe farla fallire” filtrava da Via Allende quando smentimmo voci incontrollate che parlavano di incontri imminenti per definire la cessione. Una fake news, come ribadì la stessa Salernitana. E ora un tentativo di riavvicinamento, utile a ritrovare stimoli e a prendere tempo in attesa di offerte serie. O di tornare in A e valorizzare maggiormente l’investimento fatto a gennaio del 2022.