Un pareggio che non cambia la classifica nè la prospettiva per l’immediato futuro, ma non perdere in casa di una big è comunque qualcosa di storico che consente ai tifosi della Salernitana di vivere una domenica quantomeno più serena rispetto alle tante sconfitte delle settimane precedenti. Un 1-1 che non rende nemmeno pienamente giustizia ai granata che, per quanto fortunati in tre occasioni (tremano ancora i pali della porta ben difesa da Fiorillo), hanno tenuto benissimo il campo dilapidando due chance clamorose per raddoppiare e portare a casa l’intera posta in palio.
Quel che fa rabbia e che aumenta il rammarico è che questa squadra ha fermato Lazio, Juventus, Milan e Roma (due volte in campo esterno), mettendo sotto il Napoli, a tratti l’Atalanta e il Bologna nel secondo tempo disputato all’Arechi. Forse non sbagliavamo quando, pur riconoscendo limiti tutt’altro che colmati da Sabatini a gennaio, sostenevamo che la Salernitana non fosse poi così inferiore alla concorrenza e che potesse avere comunque qualche punto in più. Che poi l’attacco sia sterile e la difesa troppo perforabile non ci sono dubbi.
Con Colantuono, comunque, qualcosa si è visto in queste settimane. Oggi, in un contesto di prestigio come quello dello Stadium, la Salernitana ha mostrato anche grinta, cattiveria agonistica, non aveva paura di andare muso a muso con avversari di caratura internazionale e ha chiuso la gara con una ripartenza perfettamente orchestrata da quel Kastanos che andrà certamente via da Salerno e che è mancato come il pane per infortunio.
Impatto positivo per il cipriota, autore di un triennio di spessore che conferma che può mantenere la categoria ad occhi chiusi rafforzando anche squadre di media classifica. Col Verona sarebbe opportuno che l’Arechi gli tributasse un applauso non includendolo tra coloro che, a detta del pubblico, non hanno onorato la maglia. Bene anche Basic, purtroppo però sprecone al 97′: era stato il migliore in campo, ha rovinato parzialmente la prestazione calciando alle stelle con mezza porta vuota e Allegri già rassegnato al peggio.
Ora, però, è tempo di guardare al futuro. Caro presidente, non si può più attendere. Il primo mese post retrocessione “virtuale” è andato in archivio e non c’è ancora una sola parola per far capire cosa sarà della Salernitana. La curva, con ironia, ha ricordato le tante promesse non mantenute. Aggiungiamo noi una frase che mancò all’elenco: “Una squadra di calcio non può essere gestita dietro una scrivania, bisogna rispettare il sentimento dei tifosi e scegliere la via del dialogo”. Ad oggi non ci sono ancora le scuse per il salto all’indietro nè chiarezza sulle reali volontà.
Sarebbe quantomeno singolare che il Re Mida dell’imprenditoria lasci Salerno vendendo la società in una categoria inferiore e dopo un biennio di proclami che avevano fatto sognare Salerno. Riteniamo, invece, che progressivamente si potrebbe ritrovare l’entusiasmo dei giorni migliori, consapevoli che alla piazza basterà poco per riaccendersi e per accompagnare il nuovo percorso. Anche oggi, al netto di tutto, c’erano 200 persone in trasferta. E lunedì prossimo potrebbe esserci una bella sorpresa da parte dello zoccolo duro, ve ne parleremo domani.
Sia la settimana della conferenza stampa verità, a patto che sia utile a parlare di futuro senza limitarsi all’elenco dei colpevoli e assumendosi qualche responsabilità. Occorre da subito scegliere il direttore sportivo, sperando che il mercato non sia basato esclusivamente sulle entrate ma anche – e soprattutto – sugli investimenti. Perchè quello economico, muovendosi bene, può essere un mix tra alibi e falso problema. Si riparta da un grande colpo in attacco. Non ce ne voglia nessuno, ma Ikwuemesi faticherebbe anche in categorie inferiori.