Parte dell’opinione pubblica sta involontariamente (o forse no) fornendo un alibi alla società, sostenendo – di fatto – che sia quasi impossibile allestire una rosa competitiva subito dopo una retrocessione a causa di costi che saranno decisamente più elevati dei ricavi. Cosa che la proprietà della Salernitana già sapeva quando, a gennaio, a 2 punti di distacco dalla zona salvezza decise di non ricapitalizzare e di basare il mercato di riparazione anzitutto sulle uscite e sulla necessità di mettere a posto i bilanci. Scelta legittima, ci mancherebbe, ma che ha causato ulteriori problemi dal punto di vista sportivo, al punto che Sabatini ha sbagliato quasi tutti gli acquisti ed è stato virtualmente esonerato già a metà marzo assieme a Liverani. Ma un salto all’indietro è davvero questo bagno di sangue sul piano finanziario? Certo, i 32 milioni di euro all’anno garantiti dai diritti tv sono tanti per un club ancora “piccolo” come la Salernitana e anche al botteghino sarà difficile far registrare incassi medi da 9 milioni a stagione.
Tuttavia ci sono una serie di situazioni che spingono anche a vedere il bicchiere mezzo pieno. Anzitutto il monte ingaggi sarà dimezzato: oltre la metà dei giocatori è a scadenza di contratto o andrà via a fine prestito, pagando i 400mila euro della clausola di Candreva si scenderà fino a 26 milioni di stipendi quasi del tutto coperti dal paracadute se arrivasse una cifra tra 20 e 25 milioni. C’è poi il discorso dei riscatti. Il Napoli corrisponderà la seconda e ultima rata per l’acquisto del cartellino di Mazzocchi, il Genoa ha l’obbligo di riscattare Bohinen per 2 milioni e quasi certamente il Salisburgo ne sborserà 7 per Daniliuc. Solo il Torino pare assai indeciso su Lovato, destinato a tornare alla base. Ci sono poi calciatori come Dia, Coulibaly, Bradaric, Kastanos, Maggiore, Pirola e Tchaouna dai quali si spera di ricavare un tesoretto da almeno 20 milioni di euro, con annessi stipendi risparmiati. Di fatto ci sarebbe soltanto da gestire il rientro di Bonazzoli e Sepe (cifre obiettivamente troppo alte per la A) e un parco attaccanti numericamente ricco, ma composto da atleti che hanno fatto male a Salerno e che guadagnano tanto.
La piazza sta vivendo questa fase post retrocessione con apparente rassegnazione e freddezza, la società ha apprezzato la scelta di non contestare in alcun modo e di sostenere la maglia fino alla fine. In città è apparso uno striscione contro il Governatore De Luca, mentre la tifoseria organizzata invoca un incontro pubblico tra tutte le componenti ed esorta parte dell’ambiente a non fornire alibi al club “perchè l’autofinanziamento è accettabile in epoca trust o con presidenti non facoltosi. Qui al timone c’è Iervolino, la Salernitana è stata presa in A ed è lì che deve tornare con investimenti e uomini di calcio”. Di fatto il ritiro di Rivisondoli non è poi così lontano come sembra, in teoria tra poco più di due mesi si partirà già per preparare la nuova stagione e l’unico modo per non ritrovarsi a giugno con una marea di musi lunghi e casi da gestire è intervenire subito affidando le chiavi della società a un direttore generale. Si parla di Angelozzi, non corrisponde al vero la voce di Francesco Montervino, mentre resta immutata la stima per Pasquale Foggia. Cannella, uno che a Salerno ha lavorato bene e per anni, accetterebbe volentieri. Stefano Colantuono potrebbe essere promosso a direttore tecnico con incarichi nella prima squadra e nel settore giovanile. Quanto all’allenatore, sfumata progressivamente la pista Inzaghi-bis (ma sussiste ancora una piccola possibilità di un riavvicinamento), si fa largo la pista Grosso. Uno dei nomi sondati già nei mesi scorsi.
FONTE TMW