“Sogno di portare a Salerno Cavani e Mertens” – “I giocatori oggi si prendono con l’algoritmo”. “Vogliamo puntare alla zona sinistra, sperando nell’Europa entro 3-5 anni” – “Speriamo di salvarci, in caso contrario è pronto un piano B”. “30 milioni di euro per Pinamonti” – “Auto-sostenibilità e acquistiamo solo se vendiamo”. La contrapposizione tra dichiarazioni fatte dalla stessa persona, in un arco temporale minimo di 12 mesi, rende bene l’idea dell’involuzione subita dalla Salernitana. Quella che iniziava la nuova avventura targata Iervolino con il miglior direttore sportivo d’Italia al pari di Marotta, un allenatore esperto in salvezze in panchina e 20 milioni di euro sul tavolo per rivoluzionare la rosa. E oggi? Il modesto De Sanctis, un mister che in A ha collezionato due esoneri e una retrocessione, una rosa deprezzata e uno spogliatoio spaccato. E tutto passa sotto silenzio.
Che fine ha fatto il presidente che batte la mano sul petto sotto la curva, che attacca gli arbitri dopo un torto, che promette centro sportivo e brand per uno stadio nuovo, che parla personalmente con i giocatori per chiudere le trattative? E’ come se avessimo conosciuto due Iervolino diversi e riteniamo che non basti la vicenda politica legata alla gestione dell’Arechi per giustificare questo repentino allontanamento e questo silenzio assordante.
Certo, se bisogna parlare tanto per attaccare giornalisti, ambiente e vecchi allenatori è meglio proseguire su questa strada. Viceversa sarebbe opportuno uscire allo scoperto, spiegare da cosa derivi il presunto calo d’entusiasmo e, soprattutto, che cosa si voglia fare da grandi. Se già al terzo campionato, in A, si parla di autofinanziamento e acquisti legati alle uscite dopo aver preso il club per pochi milioni e realizzato incassi record tra botteghino e diritti tv, allora non ci siamo proprio. Iervolino ha l’obbligo morale di garantire la stessa categoria nella quale ha preso la Salernitana. E in inverno…altro che vendere Dia.
Il 2 gennaio devono essere al Mary Rosy già 3-4 rinforzi. Ma veri, non scommesse. E se proprio ci si vuole autogestire senza investire troppo, si richiami Sabatini che era prototipo perfetto per questo tipo di strategia. Se poi il mercato lo farà chi ha speso 27 milioni per una difesa da 90 gol subiti in 15 mesi rassegniamoci in anticipo. C’è tutto per salvarsi, per ritrovare entusiasmo, per vivere un 2024 da protagonisti, per applaudire di nuovo un presidente che ha dato comunque tantissimo alla causa. Ma la nave ora fa acqua da tutte le parti e la passività generale è più dannosa degli stop sbagliati da Ikwuemesi, delle prove abuliche di Maggiore e delle dormite difensive di Daniliuc.