Ospite delle giornate nazionali dello sport, kermesse inserita all’interno della corposa programmazione del Gran Galà del Calcio italiano, il tecnico Serse Cosmi ha parlato di calcio a 360° affrontando diverse tematiche. Dagli inizi della sua carriera all’uso dei social passando per la nuova regola sugli allenatori e un focus sulla Salernitana. Di seguito le sue dichiarazioni alla redazione di Popolo Sportivo:
Che idea si è fatto di questa legge che consente agli allenatori di guidare due squadre nello stesso anno?
“Qualcuno potrebbe pensare che il mio sia un discorso interessato, in realtà fino a giugno sto sotto contratto e mi pagano per stare a casa. Io, però, credo che siamo rappresentati da un’associazione che non ci tutela e che ha preso una decisione che avvantaggia esclusivamente le società da un punto di vista economico. Oggi i club pensano soltanto a risparmiare l’ingaggio e aspettano che un allenatore esonerato e a busta paga venga contattato da un’altra squadra per trovare una sorta di accordo: lo stipendio che percepirà altrove va a coprire parte della buonuscita che spetta. Come sempre comanda il dio denaro, anche a scapito della logica. Perchè un tecnico che non ha fatto bene deve avere più spazio di chi attende la propria occasione? E se entro il 20 dicembre viene di nuovo licenziato, si darà l’ok per guidare una terza squadra? A volte ci sono delle situazioni che sfuggono alla logica e che lasciano tanto amaro in bocca”.
Quindi lei è contrario?
“Ripeto, credo che a volte le associazioni di pertinenza assumono decisioni che appaiono incomprensibili. Oggi parlo a cospetto di una platea di giovani, almeno a loro evitiamo di raccontare cose sbagliate. Nel calcio comandano i soldi, stop! Possiamo parlare fino a domani di calcioscommesse, di roba che non funziona, ma poi vediamo un cambiamento di normativa che avvantaggia solo le società e ti passa anche la voglia di argomentare. Vecchi è stato chiamato dal Brescia dopo l’esonero con la FeralpiSalò. Poi ha rifiutato per motivi suoi. Ballardini a Cremona prende cifre importanti, è arrivato Stroppa che guadagna di più. Alla Cremonese conviene o no che qualcuno chiami Ballardini proponendogli un contratto?”.
Quanto è cambiato il suo calcio da quello attuale?
“Io sono partito facendo l’insegnante di educazione fisica alle scuole elementari, guidare una squadra di calcio significa semplicemente allenare bambini di 20 o di 25 anni. Le regole sono uguali per tutti, quello che non deve mai mancare è la passione. Ho fatto tutte le categorie, quando sono arrivato in serie A a Perugia mi sono reso conto che il mio essere una persona normale risultava strano. Nelle interviste non avevo problemi a dire che avevamo perso con merito, che un mio calciatore avesse fatto schifo o che l’arbitro non mi fosse piaciuto. Il meravigliarsi della normalità mi preoccupa e mi spaventa, una volta una società disse che non mi avrebbe preso perchè c’erano tante radio e tv e bisognava sapersela cavare. Per me che a Perugia avevo il figlio di Gheddafi fu quasi comico”.
E poi pagano sempre gli allenatori…
“Quando il Napoli ha scelto Garcia sapeva perfettamente che è uno di quelli che in panchina scrive e prende appunti, era a conoscenza delle sue idee e del sistema di gioco e di allenamento. E’ stato esonerato e non ho sentito una sola parola da parte del direttore sportivo. Il “moriremo insieme” evidentemente non vale. Ai miei tempi il ds entrava nello spogliatoio, alzava la voce quando necessario, era la spalla della guida tecnica. Poi è cambiato tutto”.
Veniamo alla Salernitana. Il suo ricordo dello spareggio col Venezia del 2019?
“Uno schifo, una vergogna. Per noi, per loro, per gli sportivi. I nostri furono più dignitosi, ci dissero che non sarebbero venuti allo stadio e mi complimentai perchè un tifoso non può assistere a una farsa volutamente insabbiata da chi oggi propone riforme. Ma vi ricordate cosa successe? Dovevamo fare i playout, poi la Lega B emanò un comunicato dicendo che il Palermo retrocedeva all’ultimo posto e che, automaticamente, noi fossimo salvi. Facemmo una settimana di vacanza, ma la proprietà evidentemente avvertiva qualcosa di anomalo e ci invitava a lavorare regolarmente. Dopo altri sette giorni al Palermo restituirono una somma di punti tale da salvarsi, sapemmo di dover giocare i playout a 5 giorni dalla gara di Salerno e con calciatori in scadenza, o mentalmente in vacanza, che passarono dalle infradito ai pantaloncini e le scarpe coi tacchetti. Nel mezzo il ricorso del Foggia che poteva stravolgere di nuovo la griglia playout, i playoff che partirono senza una classifica definita e Salernitana e Venezia certe di essere salve entrambe. Perchè poi il Palermo fallì. E ricordo anche la prima topica del VAR: c’era un rigore netto a nostro favore nella gara d’andata”.
Quanto conta la spinta di Salerno?
“Per me è un grande aiuto, poi dipende da come ogni calciatore la vive. A Perugia ho esordito proprio in una trasferta a Salerno: perdemmo 1-0, a ritorno vincemmo 2-1 ma fummo eliminati. E’ una tifoseria calda, che incide e dà una spinta che rende ancora più bello quanto accade sul rettangolo vedere. Da avversario mi piacerebbe giocare a Salerno 40 partite su 40. Anche fuori casa c’è un seguito non indifferente e questo inevitabilmente conta”.
Lei ha allenato Simy a Crotone. Si aspettava questa involuzione?
“Non è un campione, ma è un giocatore che può dare una mano. All’epoca non era il tipo di giocatore che serviva a Castori, c’era già Djuric. E poi Simy, al netto del fisico imponente, non è un calciatore fortissimo di testa o che fa salire la squadra. Va servito in area, è quello il suo habitat naturale e non può aver certo dimenticato come si segni. Con me ne fece 13 in 14 partite, una media superiore a quella di Cristiano Ronaldo. Certo, alle spalle aveva due fenomeni come Messias e Ounas. A Salerno non ci sono persone dello stesso livello. Ma in una rosa che deve salvarsi può dare una mano”.
La Salernitana si salva?
“A mio avviso c’è tempo e modo per raddrizzare la barca. Inzaghi può dare una mano, proprio la Salernitana ha compiuto una grande impresa due anni fa con Nicola e Sabatini. Dirigente che fece la differenza, di grande spessore, tra i migliori in assoluto. Credo che ci siano 4-5 squadre allo stesso livello, i granata hanno tutto per risollevarsi”.
Nella sua carriera è mai stato contattato dalla Salernitana?
“Sinceramente no. Con me direttamente non ha mai parlato nessuno”.
Come si può passare da un’annata super a una negativa con gli stessi calciatori a disposizione?
“Sono cose che capitano. A Trapani arrivammo a 20 minuti dalla serie A al termine di una rincorsa straordinaria, pochi mesi dopo lo stesso organico faceva tremendamente fatica. Non c’è cattiveria, non è una cosa voluta. Semplicemente…può succedere. L’importante è ascoltare per tempo i campanelli d’allarme”.
Mazzocchi può essere l’arma in più?
“Ieri ho avuto modo di vederlo dopo tempo e mi ha fatto un grande piacere. Ebbi modo di apprezzare anzitutto l’uomo. Persona vera, di spessore. E poi giocatore validissimo, il suo percorso di crescita è sotto gli occhi di tutti. Credo possa essere un valore aggiunto per la Salernitana”.
E lei mister?
“Se arrivasse la chiamata giusta dall’Italia la valuterei senza problemi”.